Il Buon Samaritano per la famiglia

buon samiratanoRIVISITAZIONE DELLA PARABOLA DEL BUON SAMARITANO (VANGELO DI LUCA 10,25-37).

Uno studioso della legge, un esperto in questioni giuridiche, si alzò di mezzo alla folla e interrogò Gesù: “Maestro che cosa si può fare per la famiglia, in un contesto nel quale così tante coppie sono in crisi e si dividono? Tu che pensi? Quale tipo di accompagnamento spirituale è possibile?” Gesù fissò negli occhi l’esperto e rispose con una parabola: Una famiglia scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che la spogliarono dei suoi beni più preziosi (l’unità, la fedeltà, l’amore, la fecondità, la gioia di stare insieme), lasciandola ferita e sola, in mezzo alla strada. Scendeva per quella stessa strada un uomo di culto; vide la scena, e subito scosse la testa, ragionando tra sé e sé: “Chissà che razza di gente è mai questa? Una  coppia onesta e timorata di Dio non si sarebbe mai trovato in situazioni di questo genere. Devono essere dei peccatori; altrimenti Dio non avrebbe permesso che si trovassero in simili condizioni. Io non posso farci niente. La mia legge mi impone di non contaminarmi con i peccatori e non toccare sangue prima e dopo le funzioni sacre! Mi piange il cuore ma i miei principi mi impediscono di intervenire. Farò così: una volta arrivato a Gerico andrò a parlarne alle autorità, perché organizzino un soccorso”. E passò oltre. Poco dopo giunse nello stesso punto uno studioso, un intellettuale (teologo, sociologo, psicologo, politologo); vide quella famiglia e sentenziò: ” Ecco la dimostrazione di come la famiglia sia ormai finita. L’ho sempre detto: l’istituzione familiare è oppressiva ed è bene che muoia! Non è il caso di fermarsi a perdere tempo. Il problema va affrontato a livello strutturale; bisogna andare alla radice dei problemi, non fermarsi ai casi singoli”. E così ragionando, passo oltre. “Tutto quello che posso fare – aggiunse per scrupolo di coscienza – è di andare a presentare un’interpellanza al sindaco di Gerico, perché istituisca una commissione, la quale studi approfonditamente il problema ed elabori progetti di risanamento da sottoporre ad una ulteriore commissione di specialisti che esamini il da farsi”. i due coniugi feriti e i loro figli, intanto, rimasero in mezzo alla strada, agonizzando. Qualche ora più tardi passò uno straniero, un uomo che era sempre stato emarginato e che aveva sofferto molto per l’indifferenza e l’odio degli altri. Quando vide la famiglia sanguinante e il terrore negli occhi di quei bambini si commosse profondamente, fino a sentire male nel petto e avvertire un groppo di pianto salirgli alla gola. Senza tanti ragionamenti, si fermò, scese da cavallo e si chinò con immenso amore verso di loro, curandone le ferite e versandovi sopra l’olio della tenerezza e il vino della speranza. Caricata poi quella famiglia sul suo giumento, le camminò vicino per chilometri e chilometri fino alla locanda più vicina, dove la raccomandò personalmente all’albergatore, impegnando tutti i suoi averi, perché fosse curata e assistita nel modo più completo. Partendo, il giorno dopo, implorò l’albergatore: “Abbi cura di loro, e quanto spenderai di più te lo rifonderò al mio ritorno”. Dopo aver raccontato la breve parabola, Gesù si rivolse all’esperto della legge e gli chiese: ” Chi dei tre viaggiatori ha realizzato un accompagnamento pastorale della famiglia incappata nei briganti e rimasta sola in mezzo alla strada?” Quegli rispose: “Colui che provato tenerezza e si è messo al servizio  di quei coniugi e dei loro figli”. Gesù gli disse: “Hai risposto bene; va’ e anche tu fai lo stesso”.

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