L’esterno

Oltre all’ingresso principale in via dante ed a quello in piazzetta giovene, un terzo ingresso timpanato è a ponente, lungo la stradina che collega il borgo a largo s. Angelo. All’inizio la stradina non sboccava sul borgo, ma collegava il collegio dei gesuiti coi giardini di loro pertinenza e con largo s. Angelo. In un secondo momento fu abbattuta la rimessa di legnami (“l’entica”), di tale vito minervino, sia per ampliare l’erigenda cappella del sacramento, sia per fornire la strada un accesso al borgo. All’entrata ed all’uscita di tale raccordo si vedono gli stemmi episcopali del vescovo antonucci, come segno tangibile della proprietà del luogo attribuibile al capitolo della cattedrale. Nella stessa strada c’è il campanile, innalzato nel 1790, quando furono tompagnate le due sottostanti aperture ad arco per motivi di stabilità statica richiesta dal sovraccarico murario. A metà ottocento (1847), la cella campanaria fu dotata di nuove campane, a rimpiazzare le precedenti, divenute ormai sorde.

L’ingresso su piazzetta giovene è essenziale, con una muratura a bugne. Il portale, a triglifi, piatte metope e timpano spezzato, mostra l’immagine dell’eucaristia, emblema dei gesuiti.
Il prospetto principale ha una grandiosa facciata barocca aperta in alto da una grande arcata, nella quale si staglia la figura, scolpita a tutto tondo ed in  parte mutila, di s. Ignazio di lojola, protettore dei gesuiti. Si può subito notare l’enfasi barocca della statua, soprattutto nello svolazzo della pianeta damascata. Il progettista della facciata è tuttora ignoto. La facciata, in pietra locale, è fatta di conci levigati e squadrati. Il prospetto appare suddiviso in due ordini. Quello inferiore è scandito da doppie paraste con iperbolici capitelli corinzi e da due specchiature corrispondenti ai due corridoi delle cappelle laterali. Un pronunciato architrave si inarca al centro come la sottostante cornice che limita la finestra e, in basso, il portale, al centro del quale è riportata la data di chiusura dei lavori.
Anche nell’ordine superiore, troviamo paraste motivate da cartigli che si alternano a piccole specchiature. Al centro si apre si apre la nicchia senza fondo in cui è posta la figura di s. Ignazio.
Un fastigio in sintonia col parasto inferiore si erge al culmine della facciata e i livelli della fabbrica sono raccordati sulle cornici marcapiano da acroteri a forma di vasi baccellati.
Certamente questo impianto architettonico della facciata si affermò, non solo in terra di bari. Si possono infatti ad es. Notare le affinità con la facciata della chiesa di s. Terese di trani (1754-68), o quella della chiesa di s. Domenico di ruvo, o la facciata di s. Francesco a matera (1751).