12 giugno 2016 – Domenica del pentimento sincero che apre le porte della misericordia di Dio

DOMENICA DEL PENTIMENTO SINCERO
CHE APRE LE PORTE DELLA MISERICORDIA DI DIO

XI del Tempo per l‘Anno C

Luca 7,36-8,3; 2 Sam 12,7-10.13; Sal 31; Galati 2,16.19-21

di don Pino Germinario

 

Moretto, Cena in casa di Simone il Fariseo, 1544, Stanza della Segnatura, Chiesa della Pietà, Venezia

Moretto, Cena in casa di Simone il Fariseo, 1544, Stanza della Segnatura, Chiesa della Pietà, Venezia

Ricordiamoci sempre che la Parola del Signore viene proclamata oggi per noi che l’ascoltiamo. Noi siamo chiamati a farla nostra e a metterla in pratica.

«Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica». (Lc 8,21).

Dinanzi a noi vengono presentate due persone: il fariseo e la peccatrice. Non perchè noi esprimiamo un giudizio su di loro, ma perchè noi, confrontandoci con le due situazioni, riesaminiamo il nostro modo di essere cristiani. L’obiettivo della Parola è la NOSTRA conversione!

Il fariseo è, per usare un linguaggio moderno, una “brava persona”. Osserva la Legge e le Tradizioni. E’ attento alle questioni di carattere religioso. Invita Gesù nella propria casa per avere occasione di ascoltare la sua parola.

La donna è invece conosciuta nel paese come una persona che vive in aperto contrasto con la Legge e le Tradizioni. Non frequenta le riunioni religiose. Forse avrà ascoltato Gesù per caso in strada. Certo non è invitata nella casa del fariseo. Eppure irrompe improvvisamente nella casa. Non dice nulla. Non chiede nulla. Si mette sotto la tavola. Ha un vaso di profumo. Piange. Cosparge di profumo i piedi di Gesù e li asciuga con i suoi capelli.

La reazione del fariseo a ciò che sta accadendo è molto formale. E’ scandalizzato. Un rabbino non poteva toccare o essere toccato da donne come questa. Doveva anzi tenersi a debita distanza. Un profeta poi avrebbe dovuto sapere che quella donna era una peccatrice. Il fariseo non si occupa affatto della donna che rifiuta totalmente, ma concentra la sua “riprovazione morale” su Gesù.

Una situazione simile la troviamo nella parabola del fariseo e del pubblicano che Gesù racconta nel capitolo 18 di Luca.

Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: «O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo». Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: «O Dio, abbi pietà di me peccatore». Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». (Lc 18,9-14)

Il fariseo che ha invitato Gesù, come quello della parabola, sono delle brave persone e il loro comportamento è formalmente e legalmente corretto.

Ma essi ripongono in sé stessi e nelle loro opere la loro salvezza. Sono così impegnati a rispettare la forma della Legge che non si accorgono neppure di eluderla nella sostanza.

Il fariseo della parabola disprezza il pubblicano e non si rende conto di violare sostanzialmente un comandamento principale della Legge  amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore. (Dt 19,18)

Il fariseo che ha invitato Gesù non vuole avere nulla che fare con la donna e disapprova il contatto che Gesù ha con lei.

La peccatrice, come anche il pubblicano della parabola, hanno la chiara consapevolezza di aver sbagliato e, ciascuno a suo modo, manifesta un sincero pentimento.

Resta la differenza fra chi si è impegnato ad agire bene e chi ha agito male, ma c’è anche la differenza fra chi si ritiene giusto e irreprensibile e pensa che nulla debba cambiare in lui e chi ha il coraggio di riconoscere i propri errori.

Questo coraggio, che spinge a cambiare in meglio e a chiedere aiuto per farlo, è alla base di ogni crescita, di ogni progresso, di ogni evoluzione.

Il riconoscimento dei propri errori e il pentimento sincero spalancano le porte alla misericordia di Dio e alla sua azione di salvezza per cambiare in meglio la nostra vita.

Ed ecco che Gesù parla al fariseo per far comprendere a lui e a noi che conosce molto bene la situazione della donna e che non intende affatto rifiutarla o allontanarla perchè non è venuto per condannare i peccatori ma per salvarli e per dare loro una nuova possibilità e l’aiuto necessario a cambiare in meglio la loro vita. Ed è proprio questo atteggiamento diverso che ha colpito la donna e l’ha spinta a manifestare pubblicamente il proprio dolore per gli errori commessi e una richiesta di aiuto per cambiare vita.

Gesù vuole salvare tutti e aiutare tutti, ma perchè ciò avvenga è necessario che noi riconosciamo le nostre incoerenze, i nostri errori e i nostri peccati e così gli permettiamo di aiutarci, di sostenerci, di darci la forza e lo Spirito necessario per mettere in pratica la sua Parola. Così anche noi, guariti da Lui dalle nostre infermità spirituali possiamo seguirlo ogni giorno mettendogli a disposizione tutte le nostre capacità, tutta la nostra buona volontà e i tutto il nostro amore.

 

Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nel tuo grande amore cancella il mio peccato.
Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.

Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non respingermi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia di essere salvato,
sostieni in me un animo generoso.  (dal Sal 51)

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