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Ritiro natalizio, in attesa della venuta del Signore

Natività (2)Il Natale è un periodo di grazia per tutti i fedeli cristiani. E, per preparasi al meglio alla venuta di Gesù Cristo, nella meditazione e nella preghiera, la comunità di san Bernardino ha organizzato il consueto ritiro pre-natalizio per Giovani/ssimi e Adulti: entrambi si svolgeranno al seminario Vescovile, ma in momenti separati. I Giovani/ssimi si ritireranno dalle ore 9.30, mentre gli Adulti dalle ore 16.30 fino alla celebrazione della messa alle ore 19.00.
Questo ritiro spirituale non sarà tanto andar via da tutto, quanto entrare in contatto con se stesso, ritirandosi dalla vita esteriore quotidiana in modo da passare un po’ di tempo con sè stessi e con il Signore. Silenzio e meditazione consentiranno di fare un passo indietro rispetto al ‘fare’ indaffarato e di ri-familiarizzare con Dio. Infatti la parte più profonda del nostro essere, l’anima, è silenziosa e ferma. Questo ritiro spirituale aiutarà a riscoprire e a coltivare la propria consapevolezza spirituale. Perciò, sarà necesario porsi in un atteggiamento di ascolto, silenzio e capacità di condividere ciò che la Parola di Dio susciterà nei cuori, anche per capire, come diceva don Tonino Bello, che «Gesù, che nasce per amore, ci dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali. E ci conceda la forza di inventarci un’esistenza carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio».
«Vi è intorno al Natale una fioritura di bontà, di umanità, di gentilezza e di carità, che davvero la iscrive fra i momenti più belli dell’annata, anzi della vita, fra quelli che potremmo chiamare caratteristici d’una civiltà, che cristiana si chiama: è così bello questo aspetto del Natale, che nessuno, neppure quelli che ne disconoscono il senso intimo ed operante, lo sanno rifiutare – scrive Paolo VI -. Ma, subito dietro questo aspetto lirico e romantico, un altro va manifestandosi, che altera la limpidezza e la forza del grande motivo natalizio, ch’è tutto verità per introdurre elementi di fantasia, di leggenda, di gioco spettacolare: ecco l’albero del natale, ecco babbo natale, che vengono a sostituire il presepio, e tentano di risolvere in mito ed in gioco la deliziosa storicità del mistero. La mente si diverte, ma si confonde; si diventa volentieri fanciulli, ma tali si resta; non si comprende più, non si assurge più al sovrumano incontro col Bambino celeste. E allora con facilità il Natale scivola nel surrogato: nei dolci, nei lumi, negli auguri, nei pranzi, che collegati con l’originaria letizia della festa religiosa hanno anch’essi una loro ragion d’essere, nella misurata espressione d’un gentile costume cristiano. Ma, a sé stanti, che sono? La festa comincia ad accusare il suo vuoto; e, per nasconderlo, comincia la frenesia del divertimento e della dissipazione esteriore e mondana: il Natale allora ha perduto ogni sua autenticità».

 

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