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QUANDO, QUANTE VOLTE E COME CELEBRAZIONE IL SACRAMENTO DELLA CONFESSIONE

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SACRAMENTO DELLA CONFESSIONE RICONCILIAZIONE QUANTE VOLTE E COME CONFESSARSIDopo aver riflettuto sulla sua necessità e sugli effetti straordinari che produce, è opportuno stabilire quando, quante volte e come celebrare il sacramento della Riconciliazione.  A tale proposito, al di là di quanto talvolta ci capita di ascoltare e che potrebbe ingenerare dubbi o confusione, ci soccorre il Catechismo della Chiesa  Cattolica che conferma il precetto secondo il quale «ogni fedele, raggiunta l’età della discrezione, è tenuto all’obbligo di confessare fedelmente i propri peccati gravi almeno una volta l’anno» (CCC n. 1457) e definisce illecito e sacrilego l’accostarsi a ricevere la Santa Comunione da parte di chi fosse consapevole di aver commesso anche un solo peccato mortale.

Certamente una frequenza maggiore, almeno mensile, di questo indispensabile Sacramento sarebbe altamente auspicabile, sempre che la confessione non venga ridotta a stanca e monotona ripetizione delle stesse abituali debolezze o mancanze quotidiane, senza vera contrizione e ferma volontà, con l’aiuto di Dio, di eliminare una volta per sempre tutto ciò che a Lui dispiace.

Il bisogno di accostarsi a celebrare il sacramento del perdono in ciascun penitente è certamente proporzionale alla sua capacità di riconoscere l’incolmabile distanza tra l’infinita santità di Dio e le proprie miserie. Una tale consapevolezza, riscontrabile nella vita di tantissimi Santi, porta, infatti, a considerare gravissima offesa all’amore di Dio qualsiasi pur minima debolezza e, conseguentemente, al bisogno di ricorrere con frequenza, addirittura quotidiana, al Sacramento del Perdono.

È indubbio, comunque, che una frequenza regolare, non abitudinaria, di questo Sacramento alimenta la nostra vita spirituale rendendola sempre più conforme al dettato evangelico. Non bisogna, tuttavia, dimenticare che nella vita cristiana sono presenti altre forme di penitenza valide per la remissione dei peccati e, soprattutto, di quelli veniali. Il digiuno, la preghiera e l’elemosina «esprimono la conversione in rapporto a se stessi, in rapporto a Dio e in rapporto agli altri» (CCC n. 1434) e «coprono una moltitudine di peccati» (1 Pt.  4,8).

L’Eucaristia, in cui «è reso presente il sacrificio di Cristo che ci ha riconciliati col Padre», «è come l’antidoto con cui essere liberati dalle colpe di ogni giorno e preservati dai peccati mortali» (CCC n. 1436).

Tra le altre forme di penitenza citate nel Catechismo della Chiesa Cattolica (nn. 1435, 1437, 1438) ricordiamo i gesti di riconciliazione, la sollecitudine nei confronti dei poveri, l’esercizio e la difesa della giustizia, la confessione delle colpe ai fratelli, la correzione fraterna, la revisione di vita, l’esame di coscienza, la direzione spirituale, l’accettazione delle sofferenze, la persecuzione a causa della giustizia, la lettura della Sacra scrittura, la preghiera della Liturgia delle ore e la recita del Padre nostro, gli esercizi spirituali, le liturgie penitenziali e i pellegrinaggi.

Gaetano la Martire

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