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«L’Immacolata, capolavoro della Grazia»: il messaggio di don Pasquale per la solennità dell’Immacolata

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DON PASQUALE RUBINILa Madre di Gesù è l’Immacolata! Questa verità di fede, attestata dalla tradizione della Chiesa, manifesta che Maria di Nazareth è stata amata di una tenerezza eterna e da una premura redentrice. Non solo, per i meriti di Cristo, è stata esentata da ogni macchia di colpa originale ma rivestita della santità di Dio risplende come immagine della Chiesa e della nuova creazione. Infatti, «Tutta la vittoria del Risorto sul male e tutta la riconciliazione del creato con il creatore è inscritta nell’Immacolata Concezione: non considerata come un privilegio lontano, ma come verità dinamica, l’Immacolata proclama l’azione vittoriosa dello Spirito e in questo è nostra avvocata e ausiliatrice» (G. Colzani, 2006). La vita della Vergine Santa racconta l’iniziativa del Signore nel rendere la sua creatura partecipe della «natura divina» (2Pt 1,4).

In Maria tutto è charis, grazia: un dono gratuito e immeritato di salvezza. Per questo l’angelo Gabriele la saluta: «Rallegrati, piena di grazia» (Lc 1,28). E a tale grazia Maria risponde con una vita donata nel servizio, sacramento e testimonianza dell’adesione del suo cuore a Dio. La sua disponibilità «ci mostra che l’essere viene prima del fare, e che occorre lasciar fare a Dio per essere veramente come Lui ci vuole. È Lui che fa in noi tante meraviglie. Maria è ricettiva, ma non passiva. Come, a livello fisico, riceve la potenza dello Spirito Santo ma poi dona carne e sangue al Figlio di Dio che si forma in Lei, così, sul piano spirituale, accoglie la grazia e corrisponde ad essa con la fede. Per questo sant’Agostino afferma che la Vergine “ha concepito prima nel cuore che nel grembo” (Discorsi, 215, 4). Ha concepito prima la fede e poi il Signore» (Papa Francesco, 2014).

Per questo motivo la celebrazione della Solennità dell’Immacolata Concezione, al tempo della pandemia da Covid-19, c’invita a guardare la bellezza che rifulge dalla santità della Vergine e a confidare nel dono della sua intercessione materna per le molteplici necessità di quanti sono nella prova e nella sofferenza. Certamente le sue cure materne non mancheranno a chi la invoca con fiducia.

Il suo cuore di carne è il tempio del Dio vivente, l’inizio dei «nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia» (2Pt 3,11), grembo accogliente per ogni uomo e donna che sperimenta la povertà, la malattia, l’abbandonato e il peccato. Pertanto in questa festa, come Maria, Madre e Sorella dei figli di Dio, apriamo il nostro cuore alla tenerezza per vivere con fede, coraggio e misericordia il nostro mondo e questo tempo.

 

don Pasquale Rubini, parroco

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