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Confessione, la conversione

confessione e conversione del cuore dell'uomo«Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo» (Mc. 1,15 ). Questa chiamata di Gesù alla conversione deve ritenersi rivolta non tanto, e non solo, ai pagani, quanto ai cristiani di ogni tempo e luogo,  bisognosi  di mantenere e ravvivare la propria fede, mediante un cammino di progressiva conversione.  Questo cammino, come ci ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica, «è un impegno continuo per tutta la Chiesa che comprende nel suo seno i peccatori»; non è soltanto opera umana, ma «il dinamismo  del cuore contrito e mosso dalla grazia, a rispondere all’amore misericordioso di Dio che ci ha amati per primo»  (CCC, n.1428).

Pertanto,  prima ancora di sostanziarsi in opere esteriori,  «il sacco e la cenere, i digiuni e le mortificazioni» (CCC, n.1430) deve essere penitenza interiore, «un radicale orientamento di tutta la vita, in ritorno, una conversione a Dio con tutto il cuore, una rottura con il peccato, un’avversione per il male insieme con la riprovazione nei confronti delle cattive azioni commesse» (CCC, n.1431). Ciò comporta che il pentimento, perché sia vero, si manifesti attraverso l’impegno costante  a compiere  opere virtuose  e ad estirpare dal proprio cuore tutto ciò che è male agli occhi di Dio.

A tale proposito,  la preghiera, l’elemosina  e il digiuno sono le pratiche  che Gesù stesso, in sintonia  con la tradizione  veterotestamentaria,  raccomanda per una vera conversione del cuore nei confronti di Dio, del prossimo e di se stessi. Ma le pratiche penitenziali per eccellenza sono quelle incluse nella celebrazione della Messa e soprattutto il sacramento della Penitenza che , solo, ci consente la remissione dei peccati  mortali e la riconciliazione vera con Dio e con la Chiesa.

Nella fedele osservanza delle conclusioni del Vaticano II e al fine di liberare il fedele  da qualsiasi ingiustificato timore nei confronti di questo Sacramento, a buon diritto il Magistero della Chiesa, sottolinea con insistenza l’infinita misericordia di Dio, che  non solo è  sempre pronto al perdono, ma attende con pazienza e favorisce nei modi più impensabili la conversione del peccatore. Nello stesso tempo, ad evitare possibili cadute di tono ed abusi sia da parte dei confessori che dei penitenti, tiene a precisare che anche la giustizia divina ha le sue esigenze per  cui il Sacramento  può essere celebrato validamente soltanto se all’amore gratuito del Padre corrisponde da parte del fedele un sincero pentimento che, per essere tale, deve fondarsi sul dolore per i peccati commessi, sul fermo proposito, con l’aiuto indispensabile della grazia divina, di non cedere nuovamente alla tentazione, evitando qualsiasi  comportamento o situazione che possa diventare occasione di peccato, nonché l’impegno, quando ciò sia possibile, di porre rimedio al male commesso.

 

Gaetano la Martire

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