Saluto di don Gianni alla comunità dell’Immacolata

Eccellenza Reverendissima, carissimi amici,

consentitemi, a conclusione di questa solenne e suggestiva celebrazione eucaristica, nonché a conclusione del mio mandato in mezzo a voi, di rivolgervi un saluto cordiale e affettuoso.

Non è facile dopo nove anni di bella ed intensa amicizia «mettere insieme due parole», ma mi rendo conto che è pur necessario e doveroso.

A rendere difficile questa comunicazione è anche la consapevolezza di non riuscire a tradurre adeguatamente i sentimenti che mi porto nel cuore. Le parole, infatti, che ho pescato dal mio povero vocabolario, e che a fatica ho messo in fila una dopo l’altra su questi fogli, mentre traducono «tradiscono»: non riescono a trasmettere come vorrei la potenza delle mie emozioni, dei miei ricordi e della mia commozione.

Tanto che per un po’ ho anche considerato l’opportunità di non dire nulla e di affidare all’eloquenza dello sguardo e dell’abbraccio personale, l’affetto che mi lega a voi, il dolore per il distacco, la gioia per le esperienze vissute insieme. Ma poi ho pensato che il silenzio mi avrebbe solo penalizzato; mi avrebbe privato della possibilità, proprio nella curva finale di questa bella avventura, di rendere ancora più profonda e straordinaria un’amicizia già intima e speciale.

E così eccomi qui ora a condividere con voi i sentimenti che si sono affacciati al mio cuore; sono fondamentalmente sentimenti di affetto e di gratitudine.

– Di affetto, anzitutto!

Sento il bisogno di confidarvi che in questi nove anni mi sono sempre sentito accompagnato dal vostro amore e sostenuto dalla vostra fiducia. Questo amore e questa fiducia hanno reso forte, intensa e ricca di frutti spirituali questo tratto di strada insieme con voi.

Ma voglio anche dirvi con grande semplicità – semmai non ve ne foste accorti – che questo affetto è stato reciproco: vi ho voluto un mondo di bene anch’io!

In tutti questi anni ho cercato, come meglio ho potuto, di vivere il mio mandato in mezzo a voi con grande passione e vicinanza, senza mai risparmiarmi e sentendovi come la mia grande famiglia.

Non sono mancati i momenti difficili, è vero, ma questi hanno affinato la nostra collaborazione e irrobustito  e reso più vera la nostra sequela di Gesù.

Insieme all’affetto sento il bisogno di dirvi il mio grazie più sincero e commosso.

– Il primo grazie lo rivolgo agli ammalati che ho conosciuto e visitato.

In verità, vado via con il rammarico di non essere riuscito a dedicare loro più tempo e attenzione.

A queste persone straordinarie, per la capacità sovrumana con cui quotidianamente affrontano il dolore, mi sento – voi non me ne vogliate – doppiamente legato. Perché credo fermamente che sia soprattutto grazie alla loro preghiera e alla loro sofferenza donata con amore che sono riuscito a superare i momenti difficili incontrati lungo il percorso.

– Un grazie sincero lo indirizzo a tutti quelli che mi hanno manifestato stima, comprensione e fiducia; a tutte quelle persone che mi hanno benevolmente incoraggiato a non arrendermi e invogliato a fare sempre meglio.

– Ma un grazie specialissimo desidero porgerlo ai tanti amici che in questi anni, in modi diversi e a vario titolo, mi sono stati accanto con amore nella conduzione della parrocchia.

Carissimi amici, infinitamente grazie…

  • per non esservi stancati di me nonostante le mie intemperanze, i miei errori, le mie durezze;
  • per essere andati oltre le apparenze e i pregiudizi;
  • per aver condiviso con me, nonostante i vostri numerosi impegni familiari e di lavoro, l’avventura dell’evangelizzazione e del servizio umile.

Vi porto tutti nel cuore!

– Non voglio e non posso dimenticare in questo rapido elenco di ricordi, i tanti fanciulli e ragazzi dell’iniziazione cristiana che ho avuto la gioia di incontrare e conoscere. Li saluto e ringrazio tutti con grandissimo affetto. Poiché non sono presenti questa sera per ovvi motivi, chiedo agli educatori presenti il favore di far giungere loro il mio abbraccio affettuoso. Il saluto, naturalmente, avrete la bontà di porgerlo anche alle loro famiglie con cui si è stabilita una bella e simpatica amicizia.

  • Un altro grazie specialissimo lo rivolgo ai giovani: se sono rimasto un po’ giovane nel cuore lo devo soprattutto a loro: alla loro freschezza ed entusiasmo, alla loro giovialità e spontaneità, ai loro dubbi e alla loro incessante ricerca. Sapersi amati dai giovani è un balsamo impagabile e io la dolcezza di questo balsamo l’ho sentita e l’ho gustata.

Anche a loro dico grazie anche per aver avuto con me tanta pazienza.

Avrei desiderato stringere con ciascuno di loro e con tutti un’amicizia ancora più profonda e più bella. Con moltissimi di loro questa amicizia si è realizzata ed è stato bellissimo, così bello che ringrazio il Signore per avermi concesso un dono così grande.

E se in questi nove anni c’è stato qualche piccolo fallimento educativo, lo depongo questa sera con umiltà nelle mani di Dio nella convinzione che Lui saprà un giorno trasformarlo in occasione di crescita e di riscatto. Ma ciò che più mi preme dire a questi ragazzi e a questi giovani è che vale la pena amare Gesù Cristo e scommettere la vita su di Lui; e come Lui farsi dono là dove la vita vorrà condurli!

– Eccellenza, grazie di cuore a Lei per la fiducia che ha riposto in me in questi anni. Ho sempre sentito il suo sostegno e la sua approvazione nei piccoli appuntamenti annuali che l’hanno portata qui, in mezzo a noi. Ma l’esperienza della ristrutturazione della chiesa quattro anni fa, e le parole che ha mi ha rivolto a voce a conclusione della Visita pastorale l’anno scorso, e che poi ha voluto scrivere nei registri parrocchiali, me ne hanno dato un ulteriore conferma. Grazie di cuore per tutto!

– Un grazie di cuore lo rivolgo a don Giuseppe Milillo, che ha condiviso con me in questi anni l’esperienza dell’evangelizzazione. Mentre spero di non essere stato per lui una presenza ingombrante e limitante, gli rinnovo l’augurio di continuare ad essere per questa Comunità un riferimento sicuro.

– E dico grazie anche al carissimo Diacono Tonio Colamartino, ora in Cielo: sono certo che mi ascolta e mi vede! Fino a quando la salute glielo ha consentito, è stato per me un collaboratore umile, valido e discreto. La sua disponibilità ha reso più leggero il peso delle numerose e incalzanti attività parrocchiali: per questo gli sono infinitamente riconoscente.

– E infine grazie a te, carissimo don Giuseppe, per aver accettato e accolto con coraggio e amore la volontà del Vescovo a guidare questa porzione del popolo di Dio.

Sappi che mi separo da questa Comunità con grande sofferenza: non certo perché è perfetta, ma perché ho imparato a sentirla mia, parte di me, «carne della mia carne». È inevitabile, pertanto, che io senta questa partenza come uno strappo doloroso. Ma vivo questo distacco con fede e amore perché credo fermamente che bisogna sempre andare là dove il Signore ci porta. E poi perché credo che proprio il lasciar andare è la perfezione della paternità. E lasciar andare significa affidare ad altri ciò che si è aiutato a nascere e crescere, perché germoglino altri fiori che diano nuovi frutti.

Confida sempre, don Giuseppe, nella sua generosa corresponsabilità e collaborazione. Essa già ti vuole bene, perché oltre ad accoglierti come «padre» per la forza del ministero presbiterale, per la tua giovanissima età ti considera anche come un «figlio».

Maria santissima, patrona di questa Comunità, ti sostenga nell’impegno interiore di piena conformazione al «Pastore grande delle pecore» (Eb 13,20). Alla sua scuola possa tu apprendere la contemplazione del volto di Cristo; sotto il suo sguardo di Madre possa tu trovare consolazione nello svolgimento della tua missione ecclesiale e forza per annunciare il Vangelo della salvezza.

Carissimi, ancora grazie di tutto!

Vi rinnovo il mio affetto e il mio augurio: che possiate proseguire il vostro cammino sui passi di Gesù Risorto con slancio sempre maggiore.

Vi voglio bene!

 

                                                                                                                                                                                 Vostro, don Gianni

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