1 maggio 2016 – DOMENICA «DELL’AMORE DI DIO»

DOMENICA
«DELL’AMORE DI DIO CHE DIMORA PRESSO QUELLI CHE LO AMANO»

VI del Tempo di Pasqua C

Giovanni 14,23-31; Atti 15,1-2.22-29; Salmo 66; Apocalisse 21,10-14.22-23

di don Pino Germinario

Luca Signorelli, Comunione degli Apostoli,1512, Museo Diocesano, Cortona

Luca Signorelli, Comunione degli Apostoli,1512, Museo Diocesano, Cortona

Nella scorsa domenica abbiamo ricordato che il nostro distintivo di veri cristiani è costituito dall’amore di ciascuno verso gli altri che è il riflesso dell’amore che Gesù ha per noi.

Ora si approfondisce ancora questa dinamica dell’amore cristiano.

«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.»

L’amore verso il Signore si manifesta concretamente nel mettere in pratica la sua Parola. Se c’è questa disponibilità di amore, allora il discepolo non sarà mai solo, perchè sarà immerso nell’amore che unisce la trinità divina. Il discepolo diventerà dimora di Dio. Il Signore sarà presente in Lui e lo amerà e manifesterà il suo amore per mezzo di lui.

Il Padre lo amerà, il Figlio lo amerà, lo Spirito Santo sarà il suo “Paraclito” cioè “colui che è chiamato presso di lui”, in latino “Ad-vocatus” chiamato presso per assistere:  lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Lo spirito attualizza in ogni momento della storia l’opera di Gesù, ricorda ciò che Gesù ha detto e ha fatto e ha la capacità di compiere le opere di Gesù nella comunità cristiana.

Si sta descrivendo, per quanto umanamente possibile, l’effetto della Pasqua: è il tempo della Chiesa il cui l’azione di Gesù si “estende” ad ogni tempo e ad ogni luogo. Il testo originale dice  Avete udito che vi ho detto: “Vado (al Padre) e vengo da voi”. Non c’è il futuro come si legge nella traduzione italiana.

Contemporaneamente Gesù risorto va al Padre e viene a noi. Egli non è più limitato ad un solo luogo e ad un solo tempo. Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Il Cristo risorto entra in comunione profonda con i discepoli per creare la vita nuova, la nuova alleanza, il nuovo popolo di Dio.

Ed ecco dunque la “nuova Gerusalemme” annunziata nella seconda lettura che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio… È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte. Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello. In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio… La gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello.

Nella città di Dio confluiscono sia la tradizione dell’Antico Testamento che la novità del Nuovo Testamento. Le sue porte sono sempre aperte verso ogni lato, verso ogni popolo. Il suo tempio è il Signore stesso  che era stato distrutto ma che dopo tre giorni è risuscitato.

Questa è la Chiesa, la comunità cristiana come Dio la vuole: è la dimora di Dio con Gli uomini.

A questo dobbiamo tendere ogni giorno, convertendo il nostro cuore e la nostra vita, rivestendoci sempre più di Cristo, l’uomo nuovo che ama come Dio lo ama.

O Dio, che hai promesso
di stabilire la tua dimora
in quanti ascoltano la tua parola
e la mettono in pratica,
manda il tuo Spirito,
perché richiami al nostro cuore
tutto quello che il Cristo ha fatto e insegnato
e ci renda capaci di testimoniarlo
con le parole e con le opere.

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