L’interno

STRUTTURA

La chiesa è a tre navate (la centrale 20 m x 9,10 Navata Centralem; quelle laterali 20 m x 4,20 m) con ampia cupola e campanile. Il transetto è lungo 39,60 m x 11,10 m. Il presbiterio è lungo 11 m e profondo 14 m; la segreteria e il Santuario sono di 15 m x 6 m di lunghezza.  L’interno, maestoso e solenne, riprende e replica insistentemente il tema delle colonne corinzie binate della facciata: qui esse sono dipinte a finti marmi policromi, così come tutti i muri perimetrali a grandi specchiature. Di notevole effetto la grandiosa cupola, all’incrocio tra navata e transetto, la cui altezza è illusionisticamente amplificata dalla decorazione a lacunari che digradano di dimensione verso l’alto per esaltare la finzione prospettica; il motivo ritorna nella calotta dell’abside sostenuta dal colonnato semicircolare di notevole potenza architettonica. La pianta della Concattedrale segue uno schema a croce latina con tre navate e transetto, le cui ampie volte decorate a stucco, nell’incrocio generano la grande cupola. La luce abbondante che piove dalle sue finestre invita il visitatore a portarsi al centro, da dove può ammirare la complessa architettura e rilevare nei grandi pennacchi della cupola i simboli dei quattro evangelisti: l’aquila (S. Giovanni), il leone (S. Marco), l’angelo (S. Luca) e il bue (S. Matteo).

 

 

 

AREA PRESBITERALE

L’area del presbiterio, sopra elevata e alla quale si acceda una breve scalinata frontale, è separata dalla navata dalla raffinata cancellata in ghisa e delimitata dalle sei possenti colonne scanalate dipinte a finto marmo, che sostengono la trabeazione e il catino ornato con lacunari decrescenti in stucco, espediente illusionistico che mira ad enfatizzare, come nella cupola, l’effetto prospettico. Al centro è posto il grande altare in marmi mischi di fattura napoletana, delimitato ai lati da volute in marmo bianco a loro volta sovrastate da raffinati portaceri in  legno intagliato e dorato. Al centro risalta la porticina in argento del tabernacolo, tardo settecentesca, con raffigurazione a sbalzo e incisa della Cena in Emmaus. Sovrasta il tutto la movimentata e quasi eterea figura dell’Arcangelo Michele, titolare della Concattedrale, che schiaccia il demone in forme umane. La statua è datata al 1837 ed è opera dello scultore terlizzese Giuseppe Volpe (1796-1876). Di recente addizione la mensa marmorea, di pregevole fattura settecentesca, acquistata sul mercato antiquario. La cattedra vescovile (il trono) posto sulla sinistra, con alto schienale e sormontato da eleganti cimase intagliate e dorate, è opera dell’ebanista terlizzese Luigi Santeramo (1870). Raffinato ed elaborato lavoro di ebanisteria è anche il monumentale “coro” con gli stalli delle dignità capitolari, posto a semicerchio al di la delle colonne; è opera del terlizzese Antonio Matteucci (1872).

 

 

SACRESTIA

L’ampio locale della sacrestiSanFilippoNeria, sulla parte opposta e di uguali dimensioni del santuario, è il luogo in cui si preparano i celebranti e ospita, lungo le pareti, i grandi e semplici armadi in cui si ripongono gli arredi sacri e i paramenti liturgici. Anche questo luogo conserva numerose opere d’arte legate alla storia della Chiesa terlizzese come i numerosi ritratti di vescovi alcuni dei quali opera di Michele de Napoli. Sullo stipo frontale è collocato il grande dipinto raffigurante l’Apparizione della Madonna a San Filippo Neri, opera di uno sconosciuto Nicolò Giuseppe Sforza che lo dipinse nel 1660 per la cappella omonima della vecchia collegiata. Il dipinto, pur di non eccelsa qualità, tiene ben conto della celebre tela di Guido Reni (1614) nella principale chiesa degli Oratoriani a Roma.

Nelle nicchSanPietroie ai lati sono custodite le statue lignee, forse dell’andriese Francesco Paolo Antolino (not. 1720-1780) di San Diego d’Alcalà e San Pietro d’Alcantara. Firmata e datata (1754) da Nicola Antonio Brudaglio è laSanDiego statua di piccolo formato dell’Addolorata. Opera del Brudaglio è anche la statua del santo apostolo, dal panneggio mosso e vaporoso, nell’incavo della finestra. Sulle pareti, in alto, alcune iscrizioni ricordano momenti della vita istituzionale della Chiesa locale tra cui il riconoscimento, dopo la soppressione del 1818, della cattedra di Terlizzi aeque principaliter  (1835) con quella di Molfetta, solennemente sancita dalla visita del card. Gabriele Ferretti, concessa da papa Gregorio XVI “postulante” il re delle Due Sicilie Ferdinando II. Sia del pontefice che del sovrano sono custoditi i due ritratti.

 

 

 

 

La grande tela di fine ‘500, di committenza confraternale, raffigura la Madonna di Costantinopoli tra i santi Giovanni Battista e Francesco di Paola; di pittore pugliese del XVIII secolo è l’altra tela di soggetto mariano,  raffigurante l’Annunciazione. Dalla sacrestia si accede all’Archivio Diocesano in cui sono custoditi importantissimi documenti per la storia civile e religiosa di Terlizzi (e della Puglia più in generale), dall’alto Medioevo sino ai tempi nostri. Particolarmente ricco il patrimonio membranaceo che conta oltre 600 pergamene datate tra il 971 e il 1776: uno dei fondi più cospicui e meglio conservati della nostra regione. In Archivio sono anche custoditi i libri superstiti, per lo più cinquecentine, della ricchissima biblioteca che fu dei frati Minori Osservanti di S. Maria la Nova

annunciazioneMad.Costantinopoli .