Pellegrinaggio ad Alessano del 30/10/2022

PELLEGRINAGGIO AD ALESSANO NEL RICORDO DEL
QUARANTESIMO ANIVERSARIO DELL’ORDINAZIONE EPISCOPALE
DEL VENERABILE DON TONINO BELLO

 

 

 

Domenica 30 ottobre, per fare memoria del quarantesimo anniversario dell’Ordinazione Episcopale dell’indimenticabile Vescovo don Tonino Bello, un gruppo di 75 persone della parrocchia Sant’Achille di Molfetta, guidati dal parroco don Vito Bufi, si è recato in pellegrinaggio ad Alessano, per pregare sulla tomba del Venerabile.
Il gruppo è stato accolto nel cimitero dal fratello di don Tonino, Trifone, sostando davanti ai resti mortali dell’amato pastore a recitare la bellissima preghiera allo Spirito Santo, pronunciata da don Tonino alla Messa Crismale del 12 aprile 1990, invocando soprattutto il dono della pace: «Spirito Santo, riversati senza misura su tutte le nostre afflizioni. Librati ancora sul nostro vecchio mondo in pericolo. E il deserto, finalmente, ridiventerà giardino, e nel giardino fiorirà l’albero della giustizia, e frutto della giustizia sarà la pace».
Subito dopo, i pellegrini si sono recati nella Chiesa Madre di Alessano dove, accolti dalla comunità parrocchiale e dal parroco don Gigi Ciardo, hanno partecipato alla celebrazione eucaristica presieduta da don Vito. I ragazzi del paese presenti alla messa hanno intonato per l’occasione i due canti più evocativi del ministero episcopale di don Tonino: “Un’ala di riserva” e “Freedom”.
Don Vito, porgendo alla comunità alessanese i saluti del Vescovo della Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo- Terlizzi, S. E. Mons. Domenico Cornacchia, ha pronunciato l’omelia che riportiamo di seguito.

«Tu, Dio, ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuno delle cose che hai creato… Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita» (Sap 11, 24.26).
Oggi siamo messi di fronte a una bellissima realtà: Dio ama la vita e scommette sull’uomo, sul meglio che c’è in ogni uomo.

L’amore di Dio si rivela più forte anche dei peccati degli uomini e dei loro tradimenti. La pedagogia di Dio è quella della pazienza, della compassione, in vista della conversione.
La prova sta nell’incontro tra Gesù e Zaccheo. Infatti su quell’albero, il sicomoro, Zaccheo era salito per cercare di vedere Gesù.

Un uomo piccolo di statura, un poco di buono, mal visto, disprezzato (dagli altri e forse anche da se stesso). Per la folla che era lì in piazza, quell’uomo era un frutto marcio, da eliminare, da gettare in mezzo ai rifiuti. Cristo, invece, «è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto» (Lc 19, 10). Gesù non vede ciò che non va nell’uomo, ma il germe buono che Dio ha messo nel cuore di ognuno e che il male riesce a nascondere ma non a soffocare.

Gesù scommette sulle possibilità che l’uomo ha di riscattarsi e, nonostante lo scandalo provato dagli abitanti di Gerico, si autoinvita a casa di Zaccheo, il peccatore. Vuole liberarlo dal male che imprigiona la vita di quest’uomo. Appena Zaccheo incontra Gesù e sperimenta il suo amore, si spezzano le catene, tira un’aria di vita nuova, spunta una voglia di liberazione. E lo fa non professando la fede in Cristo, ma annunciando che «do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto» (v. 8).

Zaccheo finalmente scopre ciò che gli impediva di vivere (egoismo, avidità, furti, sopraffazione a danno dei deboli), scopre la complicità con il male e si allea con il bene. Lui, che finora aveva frodato la vita, adesso, come “salvato” dal disprezzo degli altri, formula il proposito fondamentale: riconciliarsi con la vita, liberandola dal peso del possesso e dell’avidità, aprendosi all’amore verso l’altro, alla solidarietà, alla generosità.

E don Tonino non ha fatto lo stesso incontrando gli ultimi, i poveri, gli emarginati, gli sfrattati, gli scartati dal mondo, coloro che si erano allontanati dalla fede e dalla chiesa, quelli che si sentivano esclusi dalla società? Massimo ladro, Giuseppe avanzo di galera, il fratello marocchino, Antonio il pescatore, Gennaro l’ubriaco, Mohamed il diverso, sono stati per don Tonino come Zaccheo per Gesù: icone di umanità bisognosa di speranza e di salvezza per una vita rinnovata.

Sono andato a rileggere le parole pronunciate da don Tonino, all’inizio del suo servizio di Vescovo a Molfetta, avvenuto il 21 novembre 1982. Si avverte il desiderio di questo santo pastore di farsi vicino a tutti per permettere a tutti di incontrare Gesù e sperimentare la salvezza:
«Chi farà pervenire la buona notizia di Cristo ai tanti fratelli che, frastornati dai problemi di sopravvivenza e di lavoro, non hanno più tempo di pensare al Signore, ai disoccupati, ai pescatori delle nostre città preoccupati del loro futuro e angustiati dal loro presente spesso più amaro dell’acqua su cui galleggia la loro vita raminga, alle migliaia di marittimi che solcano gli Oceani del mondo, portandosi dietro le amarezze personali, lacerazioni di affetti, preoccupazioni familiari?
Chi griderà l’urlo di liberazione totale, portatoci da Cristo, nel cuore di tanti giovani sbandati che, al loro insopprimibile bisogno di felicità, cercano risposte nelle ideologie del pensiero negativo, nel fascino del nichilismo, nelle allucinazioni della violenza, nel paradiso della droga?
Chi inchioderà una spina di speranza nel petto di tanta gente disperata, avvilita dalle miserie morali, sconfitta, emarginata, per la quale Gesù Cristo è un forestiero, la Chiesa è un’estranea, il Vangelo è solo un brandello di ricordi infantili?
Dovrò essere solo io, vostro Vescovo, ad assumermi questo compito così gravoso nei confronti del mondo? Assolutamente no… Perché questo compito spetta a tutto il popolo di Dio» (21.11.1982).

Ecco, carissimi fratelli e sorelle, anche noi, esortati dal grande esempio di amore verso il prossimo offertoci da don Tonino, a quarant’anni dalla sua ordinazione episcopale, rinnoviamo il nostro impegno a farci compagni di viaggio di coloro che, assettati di bene, affamati di parole e gesti di speranza e di liberazione, possono, attraverso di noi, sperimentare la salvezza che Dio dona a tutti i suoi figli.

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