Cenni storici

foto_1Erano noti a Molfetta attraverso il Bollettino Salesiano, i progressi nell’educazione della gioventù che don Bosco col  metodo preventivo attuava a favore di essa. Anche a Molfetta, a quei tempi, alcuni sacerdoti era impegnati all’educazione della gioventù; sappiamo che don Giuseppe Pansini (1823-1883), canonico penitenziere del Capitolo Cattedrale di Molfetta, coadiuvava già da tempo con i padri don Luigi Aiello (Napoli 1819-1866) e don Lorenzo Apicella (Minore 1825- Molfetta 1893) dei Frati Bigi all’istruzione e cura dei giovani sordomuti presso le due sedi aperte da quest’ultimi a Molfetta. Don Giuseppe attraverso il Bollettino Salesiano, a cui era abbonato, era sempre al corrente dei progressi educativi che don Bosco attuava a favore della gioventù e dal 1880 fu iscritto tra i cooperatori salesiani. Nel 1884 il padre Apicella interpellò don Bosco per l’invio a Molfetta di alcuni sacerdoti salesiani per l’istruzione dei sordomuti, ma don Bosco non avendo larga disponibilità di sacerdoti, rispose: –Per ora non possiamo accettare.

Con il diffondersi dell’Azione Cattolica anche a Molfetta, molti circoli cattolici organizzavano gli oratori, aperti specialmente ai ragazzi e ai giovani, seguendo il metodo educativo di don Bosco. Non dimentichiamo che all’inizio del secolo scorso sorse presso il Seminario Vescovile il Ricreatorio festivo Don Bosco. Intorno al 1910 Domenico Gagliardi, esimio benefattore, invitò i Salesiani ad aprire a Molfetta un oratorio festivo tutto a sue spese, ma l’invito non fu accolto per mancanza di sacerdoti. Non mancarono in quel periodo altri inviti a coadiuvare all’insegnamento presso il Seminario Vescovile. Nel 1926, con l’apertura a Molfetta del Pontificio Seminario Regionale S.Pio XI, diversi cardinali, che lo visitarono nel tempo, auspicavano l’aiuto dei Salesiani a foto1_coadiuvare all’insegnamento dei novelli sacerdoti, seguendo il metodo pedagogico di S. Giovanni Bosco.

L’ampliamento urbanistico del territorio della Parrocchia Immacolata, avvenuto dopo la I Guerra Mondiale, verso ponente della città, spinse l’allora parroco don Giuseppe Gadaleta (1881-1954) a sollecitare l’allora Vescovo di Molfetta, mons. Pasquale Gioia, a istituire una nuova parrocchia per la cura delle anime; la proposta fu accolta con favore. Alla morte repentina di mons. Gioia, toccò al suo successore, mons. Achille Salvucci affrontare il problema oramai resosi urgente, tanto che ad un anno dal suo ingresso nella Diocesi, il 5 dicembre del 1936, attraverso le pagine di LUCE E VITA, annunciava l’istituzione, di una nuova parrocchia, intitolata a S. Giuseppe, nel rione Sedelle favorita dalla donazione di un suolo, nei paraggi di Corso Fornari da parte del parroco don Giuseppe Gadaleta. Un comitato cittadino iniziò la raccolta delle offerte. Nel 1939 mons. Saverio Carabellese (1881-1943) donò tutta la sua proprietà per finanziare la costruzione della nuova parrocchia e fu istituito il Beneficio Parrocchiale di S. Giuseppe.

Lo scoppio della II Guerra Mondiale interruppe la lodevole iniziativa. Nel 1945, passata la bufera della guerra, il parroco don Giuseppe Gadaleta, nel sollecitare l’erezione della nuova parrocchia, probabilmente suggerì al Vescovo di affidarla ai Salesiani, memore dell’esperienza educativa di un suo fratello salesiano defunto.

foto3_La scelta della venuta dei Salesiani fu per la necessità di curare un quartiere periferico con problemi di alta analfabetizzazione e sacche di povertà per cui andavano seguiti numerosi fanciulli e giovani. Il pioniere di questo iniziale lavoro educativo fu il salesiano don Giuseppe Piacente (1889-1957) giunto a Molfetta alla fine del 1945, alloggiando prima presso il Seminario Regionale e poi nel Seminario Vescovile. Nel Seminario Regionale collaborò con i seminaristi suggerendo pratici consigli per il buon funzionamento dell’oratorio domenicale presso lo stesso Seminario seguitissimo da molti giovani. Altra lodevole iniziativa fu il pranzo prima di Natale a 100 ragazzi poveri presso le Suore Alcantarine a Piazza Roma. Grande risonanza ebbe nel mese di febbraio 1947 la celebrazione della festa di don Bosco con la partecipazione degli oratoriani dei due Seminari e di quello di S. Filippo Neri.

Non pochi problemi sorsero per la localizzazione del sito dove doveva sorgere l’Opera Salesiana. Al terreno donato dal parroco don Giuseppe Gadaleta, nelle vicinanze di Corso Fornari, se ne aggiuse un altro quasi limitrofo, da parte del sig. Domenico Carabellese.

L’8 dicembre del 1946 don Giuseppe Piacente inviava una lettera circolare a tutti i soci dell’Unione Cooperatori Salesiani di Molfetta in cui in primo luogo ricordava e ringraziava mons. don Saverio Carabellese (1881-1943; questi già dal 1939 aveva donato parte delle sue proprietà alla futura parrocchia S.Giuseppe) e l’avv. Giuseppe Salvemini, ambedue di felice memoria, il dott. Domenico Carabellese e il parroco don Giuseppe Gadaleta che con le loro cospicue donazioni avevano permesso l’inizio dell’Opera Salesiana, poi seguiva un invito: Fino ad oggi la vostra cooperazione è stata silenziosa, forse anche modesta, da oggi in poi deve diventare operante e sono sicuro che più con i fatti che con le parole formerete il braccio destro dei figli di D. Bosco, i quali desiderano raccogliere centinaia e centinaia di figli del popolo, per renderli più buoni e indirizzarli al retto sentimento del sapere, del lavoro e della virtù.

               E’ mio desiderio di conoscervi tutti e sentire da Voi quanto può essere giovevole e benefico per l’urgente fondazione e sviluppo dell’Opera. Quanto prima mi propongo di radunarvi e prospettarvi non solo il bel programma delle feste di D. Bosco, ma anche quello che formerà oggetto della futura attività dei Salesiani e della forma pratica della vostra cooperazione.

Il 2 febbraio del 1947 fu messa la I pietra all’erigenda Opera Salesiana con il concorso di numerose Autorità civili e religiose e nonfoto2_ mancò un numero unico speciale del giornale “Don Bosco a Molfetta”, dove oltre agli auguri di rito di Papa Pio XII, cardinali, vescovi e del Rettore Maggiore don Pietro Ricaldone, intervennero con i loro ricordi anche alcuni sacerdoti molfettesi che raccontarono la loro esperienza giovanile alla luce dell’insegnamento salesiano.

Il progetto della chiesa fu preparato dall’ing. Felice Mezzina che adottò lo stile romanico-pugliese ma, come spesso accade, ci furono interventi di diverse commissioni di arte sacra; alla fine la sola facciata fu frutto di un compromesso (in realtà la facciata non piace a molti). La costruzione della chiesa, dietro l’espletamento di una gara d’appalto, fu vinta dalla ditta Fratelli de Candia di Molfetta.

A un anno dalla posa della I pietra, la costruzione della chiesa, intitolata a S.Giuseppe, proseguiva con alterne vicende con l’intento di dotare in tempi brevi il rione di un luogo in cui raccogliersi e pregare; questo anche grazie a diverse donazioni. L’8 maggio del 1949 il Vescovo Salvucci, in segno di gratitudine, celebrò la prima messa nella chiesa ancora priva di tetto, a testimonianza della volontà di puntare anche a costi di sacrifici, alla realizzazione di una realtà socio-religiosa-educativa in un contesto di povertà ancora latente in questa parte della città. Il 19 marzo 1953, festa di S. Giuseppe, ufficialmente la chiesa venne inaugurata.

La comunità parrocchiale si avvalse anche di iniziative rivolte specialmente all’apertura dell’oratorio dove da sempre migliaia di fanciulli e giovani frequentatori sono stati seguiti amorevolmente dai salesiani che, nel tempo, si sono avvicendati alla guida della parrocchia. Il progetto originale prevedeva dei locali da adibire a scuola professionale, ma per questioni economiche tale progetto non fu attuato; si dette mano alla costruzione della casa per i Salesiani, di locali per le attività oratoriane  e alla realizzazione di un teatro per le filodrammatiche preparate dagli stessi frequentatori dell’oratorio. Non possiano non citare le attività sportive e quelle estive dedicate alla formazione dei ragazzi.

Molfetta, nella seconda metà del XIX sec., era capofila nell’insegnamento religioso e laico nel Meridione. Naturalmente le innovazioni di Don Bosco verso la gioventù giungevano anche da noi. Qui ricordiamo alcuni giovani di Molfetta che scelsero la Congregazione Salesiana per svolgere il loro servizio apostolare: don Mauro Spadavecchia, (nato nel 1860) nel 1884 iniziò gli studi presso i Salesiani e nel 1887 Don Bosco lo vestì dell’abito talare, divenne sacerdote nel 1892, morì a Roma molto giovane nel 1897. Nello stesso anno entrava  a far parte dei Salesiani don Nicola Gadaleta (nato il 1876; fratello del parroco dell’Immacolata don Giuseppe, morì a Bari nel 1928). Don Ignazio Minervini fu Mauro, ordinato sacerdote nel 1928 a Torino e inviato in Argentina dove morì nel 1986 (nel 1947, si fece promotore in Argentina di una sottoscrizione tra emigranti molfettesi e non a favore della chiesa di S. Giuseppe). Don Leonardo Sgherza salesiano e ordinato sacerdote nel 1938, morto nel 1987.

Ricordiamo anche l’attuale cardinale di Santa Romana Chiesa, S. Em. Angelo Amato, voluto dapprima dal Papa Giovanni Paolo II come Segretario della Congregazione della Dottrina della Fede ed in seguito chiamato da Benedetto XVI come Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Ricordiamo ancora don Domenico Fasciano, cappellano dei nostri emigranti in Germania. Don Tonino Brattoli e don Giovanni Cantatore, già salesiani, operano attualmente con il clero diocesano. In ordine di tempo l’ultimo salesiano è don Emilio Stasi che sarà ordinato sacerdote l’anno prossimo; tutti questi sono stati frequentatori dell’Oratorio di Molfetta.

Questa per grossi accenni la storia dei Salesiani a Molfetta, un immenso lavoro educativo rivolto alla gioventù; avvenimenti che ci devono far riflettere per il bene profuso verso ragazzi e giovani con la costante di tenerli alla larga dai pericoli che la vita ogni giorno ci presenta.

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