Arte

DON GIUSEPPE MELLE (1881 – 1973)

 

Don Giuseppe Melle è nato a Saluggia (Torino) l’8 aprile 1881 ed è morto a Bari il 29 maggio 1973. Segretario del Cappellano Militare di un ospedale di campo, per l’Ufficio Notizie, nella prima guerra mondiale, Cappellano Militare nella guerra etiopica e Cappellano Militare nella seconda guerra mondiale, dimostrò sempre un grande spirito di sacrificio e un forte attaccamento al dovere. Nel corso della sua vita fu un validissimo insegnante di materie teologiche, per le cui discipline era particolarmente inclinato. Le sue opere più valide e più impegnative: gli affreschi dipinti per tutta la chiesa del Redentore a Bari (1941 termine delle pitture), la chiesa di Maria Ausiliatrice in Roma (1965 termine delle pitture) e quelli della chiesa di san Giuseppe a Molfetta (1968 termine delle pitture).

Melle in gioventù non poté seguire corsi accademici per cui fu costretto a diventare autodidatta, cercando sempre artisti competenti che lo guidassero nel suo percorso artistico. Esaurito in età giovanile un primo corso di studi sopra una raccolta di 600 e più disegni graduati di figura umana, di natura morta, di paesaggio e di ornati, regalatigli da un padre Cappuccino pittore, Melle passò allo studio su un testo di anatomia pittorica applicata. In seguito si dedicò a metodici studi dal vero che coltivò per tutta la vita. Conobbe presto la prospettiva e per capire a fondo il chiaroscuro si esercitò nella plastica.

Era particolarmente innamorato della scuola Veneta del secolo di Tiziano, Paolo Veronese, Piazzetta e Tiepolo. I suoi principali maestri artistici furono padre Sacchetti pittore cappuccino, Reffo di Torino, Rosario Spagnoli di Cefalù, Onofrio Tomaselli di Palermo che lo seguì per 5 anni, Moro di Udine, Pericoli di Gualdo, Vincenzo Irolli, ecc. Eseguì parecchie pale dell’altare, qualche piccolo monumento all’Immacolata, a san Giovanni Bosco a Catania, a Messina (dalle Suore), a Saluggia. Affrescò la cappella dei salesiani di Venosa e quella dell’ospedale dei bambini a Bari.

Ma il suo capolavoro furono senz’altro gli affreschi dipinti per la chiesa di S. Maria Ausiliatrice in Roma.

 

RICORDANDO DON MELLE, POETA DELL’AFFRESCO

Il Salesiano Don Giuseppe Melle è ricordato a Molfetta per aver affrescato la Chiesa di S. Giuseppe.  Era già quasi ottantenne, quando quotidianamente si inerpicava tra scalette e impalcature per terminare gli affreschi in S. Giuseppe, per dare il colore alle maestose scene in cui figurano Santi e Papi, parabole ed eventi della Chiesa: sempre in fervore di opere e di attività, gli occhi azzurri incontaminati dalla vecchiaia e addosso la febbre che gli derivava dalla passione di creare e terminare l’opera intrapresa.

Poi si ritirò in solitaria meditazione ad attendere la fine della sua giornata terrena a Bari, presso l’istituto del Redentore.

La sua stanza era diventata la mate- riale rappresentazione di chi dal vivere cristiano aveva appreso l’essenza e la vera sostanza delle cose: l’inutilità degli agi terreni, l’umiltà e la povertà resa pratica quotidiana: un misero lettino di ferro, una vecchia valigia sgangherata, una sedia e nessun mobile. Ma non era una stanza nuda, né Don Melle, che con affettuosa affabilità ci accolse, si sentiva minimamente a disagio . Sulle vaste pareti o tese a cordicelle che attraversavano la stanza, grossi disegni e cartoni riempivano lo spazio : erano volti di soldati conosciuti o caduti in guerra, ritratti dei genitori e poi santi e chiese, archi e madonne, progetti e briciole di arte scaturita da una passione profonda, nata ed esercitata per glorificare la fede.

Visse così Don Melle, maestro sublime del colore, pittore di santi e di cieli immensi, umile e grande sacerdote di Cristo.

(Dal Giornale «Moffetta nostra»)

 

DIPINTO ABSIDE

L’artista ha voluto rappresentare la Gloria di san Giuseppe, infatti in mezzo alle schiere degli angeli spicca la Santa Famiglia, con alcuni Santi e Papi che hanno avuto una devozione particolare a san Giuseppe e/o si sono interessati della vita sociale del chiesa  e del mondo. Inoltre san Giuseppe è anche patrono della Chiesa universale (Pio IX 1870), per questo il quadro termina con la rappresentazione del colonnato di piazza di san Pietro: le braccia della Chiesa che raccolgono l’intera umanità.

La storia ha definito i Santi Sociali per il loro impegno nella città a fianco degli ultimi: Cottolengo, Cafasso, Murialdo, Don Bosco, Allamano, Frassati, Valfrè, Faà di Bruno. I loro nomi sono tutti ricordati e dalle opere che hanno fondato e che ancora oggi sono attive nel portare avanti le parole del Signore sull’educazione, l’accoglienza, la formazione professionale, l’assistenza ai malati.

Sono stati riportati:

?????  Santa Caterina da Siena (1347-1380) (al centro sulla sinistra)

  • Aiuta a ristabilire l’unità della Chiesa
  • Difende il Papa

 

Don Bosco (1815-1888)

  • Don Bosco muore a 72 anni, sfinito dal lavoro, secondo quanto aveva detto: “Ho promesso a Dio che fin l’ultimo mio respiro sarebbe stato per i miei poveri giovani”.

 

San Leonardo Murialdo (1828-1900) (il terzo sulla sinistra)

  • il suo primo campo di azione sono gli oratori, in collaborazione con San Giovanni Bosco e le iniziative in favore della gioventù della periferia torinese: carcerati, giovani lavoratori, ragazzi di strada e altri giovani in difficoltà.
  • promuove l’apertura di una casa-famiglia.
  • Fonda la colonia agricola di Rivoli, per la formazione cristiana e professionale dei giovani agricoltori.
  • Nel 1873 fonda la Congregazione di San Giuseppeper dare continuità alla sua azione sociale ed educativa. Il fine della congregazione è l’educazione della gioventù, specialmente di quella povera ed abbandonata.

Papa Pio XII (1876-1958) (il primo sulla sinistra)

  • Dogma dell’Assunzione di Maria (1950)
  • Istituisce l’Angelus domenicale
  • Primo papa in televisione
  • Enciclica sulla missione educativa dei Media “Miranda Prorsus (1957)

 

Papa Leone XIII (1810-1903) (davanti a Papa Giovanni XIII a destra)

 

Papa Giovanni XXIII (1881-1963)  (in ginocchio al centro a destra).

  • Promotore in particolare dell’enciclica Mater et Magistra (1961), del Concilio Vaticano II (1961) e della Pacem in Terris (19639).