Cristianesimo senza Cristo…Pericolo possibile – 25 aprile
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
Parola del Signore
“Il Signore agiva insieme a Loro”, dice il Vangelo di oggi. Come non pensare alla nostra vita di credenti come una azione concomitante tra il nostro agire e quello di Cristo. Gesù lo ha promesso agli Apostoli, ma tutti sono coinvolti in questa certezza. Soprattutto come sacerdote mi faccio un esame di coscienza e mi chiedo se il mio modo di fare pastorale sia una trasparenza della comunione della mia vita con quella di Cristo. Unico criterio per una evangelizzazione efficace. Ma anche per una carità efficace! Quella di Gesù è una promessa condizionata: “coloro che credono”….La fede non è il fare le cose. La fede è una totale disponibilità. È una consegna del cuore. Solo a chi si consegna, Gesù consegna il suo Cuore. È un monito per tutti, preti e laici: una evangelizzazione senza fede, un ascolto senza fede e una carità senza fede sono sempre un pericolo possibile. Ecco perché in questi casi i cristiani abbandonano il Tempio e la comunità perché vi vedono in una macchina di efficientismo e non un contesto di relazione improntata alla fede. Gesù non si fa vedere. Gesù non opera con noi. Sperare in comunità nuove non è un riprendere gli spazi che abbiamo lasciato vuoti, e neppure relazionarci meglio, ma riempire di fede le nostre relazioni.
don Raffaele Gramegna