Siate Luce! – 22 aprile

Mercoledì della II settimana di Pasqua (22 aprile)

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,16-21)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

La breve ma intensa pagina di Vangelo di quest’oggi è una chiara esortazione nell’agire secondo i figli della luce quali siamo.

Il discorso tra Gesù e Nicodemo incalza in un crescendo sempre più straordinario, sempre più profondo: siamo partiti dal discorso del “rinascere dall’alto”, passando attraverso il discorso delle “cose del cielo e le cose della terra”; poi Gesù entra nelle profondità dell’essere umano, nelle viscere di Nicodemo, per farlo venire alla luce della sua stessa vita.

Certo la descrizione che Egli fa dell’uomo di 2000 anni fa è la stessa di oggi, noi inevitabilmente siamo figli della luce ma ci piace tanto stare nelle tenebre, vivere con i nostri errori, con il nostro peccato, vivere da “inconsapevoli-consapevolizzati”, che ci piaccia o no la nostra vita è un miscuglio di tenebra e luce, e noi talvolta preferiamo la tenebra, lasciamo spazio a ciò che tante volte sappiamo essere sbagliato eppure per orgoglio, per pregiudizio, per vanagloria, lo reputiamo “luce”.

Tuttalpiù reputare luce, ciò che luce non è, ci fa rendere conto di come questo sia un ostacolo nella nostra rinascita dall’alto, perché come ci siamo detti, rinascere dall’alto implica essenzialmente una rinascita dal basso, rinascere cioè con noi stessi e nella luce, rinascere per gli altri sempre e solo nella luce.

Oggi Gesù chi indica la via privilegiata per la nostra rinascita, è nelle opere che noi compiamo, è in ciò che noi facciamo, che rendiamo testimonianza alla Luce; e le opere non sono per noi stessi, ma per gli altri, per i nostri prossimi, per chi quotidianamente frequentiamo.

Più che una rinascita dall’alto oggi il Signore ci chiede una rinascita per l’altro.

C’è un bellissimo clip musicale di una cantante contemporanea, Katy Perry, (che vi consiglio di vedere) una canzone che esprime a mio parere questo portare luce per fare luce, la canzone si chiama ‘Firework’, cioè fuoco d’artificio.

Nel clip un fuoco è in ciascuno dei personaggi presenti, quando il primo scopre di averla dentro questa luce, inizia a mostrarla e man mano tutti scoprono di avercela dentro; tutti sono visibilmente nel buoi: c’è chi è provato da qualche malattia, da qualcosa che lo rattrista, da qualche pensiero che lo attanaglia, da situazioni di conflitto, e ciascuno con coraggio riscopre la sua essenza, iniziano a capire che quella luce non solo “illumina” la propria vita, ma illumina anche chi e ciò che la circonda.

Il videoclip si conclude con una bomba di suoni e di colori bellissimi, creando un fuoco d’artificio capace di illuminare la notte. Noi dovremmo essere così, fuochi d’artificio inestinguibili, capaci di illuminare coraggiosamente le nostre notti più buie e le notti di tanti che ormai dormono credendo che il buio sia la strada migliore per la propria esistenza!

Rendere testimonianza e giustizia alla Luce è fare la volontà del Padre, e questa volontà passa attraverso i nostri fratelli. E’ nel servizio al prossimo che riscopriamo la luce meravigliosa che è in noi, è nella testimonianza vera e gioiosa del Cisto Risorto che scoviamo il senso autentico del nostro essere Cristiani.

Ardiamo di luce e noi stessi saremo quelle fiaccole, quei fuochi di artificio, capaci di indicare Cristo.

don Dario Vacca

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