Dalla Condivisione alla testimonianza: Chiesa in Uscita – 19 aprile

Sabato fra l’ottava di Pasqua (19 aprile)

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 16,9-15)

Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero.

Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro.

Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».

Il Vangelo di quest’oggi è un forte grido di speranza, quella speranza infinita di un Dio che si “serve” della fragilità umana per arrivare a tutto e a tutti!

L’invito che il Risorto fa ai suoi, è l’invito che da quasi 2000 anni la Chiesa cerca – con successi e insuccessi vari – di mettere in pratica: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».

Proclamare in Vangelo non è cosa semplice, professarci cristiani in questo tempo nel quale tutto ci sembra tolto è arduo, andare in tutto il mondo…figuriamoci, dobbiamo restare a casa!

Eppure l’invito è sempre lo stesso, l’invito è uguale per tutte le generazioni che si susseguono, proclamare la Parola di salvezza; ecco quale dovrebbe essere l’unico nostro chiodo fisso.

La comunità primordiale che si creava dopo le sconvolgenti vicende di Gerusalemme era timorosa ed anche frastornata dalle accuse che stavano per scagliarsi contro di loro, eppure, quegli uomini semplici (ce lo dice anche il libro degli Atti, cf. At. 4,13-21), quegli uomini e quelle donne così fragili, tirano fuori tutto ciò che di più bello hanno vissuto in quegli anni con Gesù.

Ci rendiamo conto allora che testimoni del Risorto lo siamo tutti, perché sfido chiunque a non mettere in gioco una bella esperienza, fatta in questi anni, di Dio! Dal più giovane al più anziano della nostra comunità, ognuno può dire la propria sul rapporto personale che ha con il Signore. Scopriremo atti di fiducia immensa nel suo nome, potremmo accostare la nostra esperienza a quella di qualcun altro, impareremo a conoscere le difficoltà che i più giovani – forse – incontrano.

La fede è creativa, la fede è mettersi in gioco, la fede è condivisione prima ancora di essere testimonianza. Ma se come comunità non siamo capaci di confidarci le nostre piccole vittorie nella fede, come possiamo testimoniare a tutti la presenza del Risorto nella nostra vita e nella nostra Chiesa?

Impariamo innanzi tutto a sentirci figli e fratelli di un unico Padre, impariamo a condividere la nostra fede e dopo, saremo pronti ad essere, così come Papa Francesco ci richiama, una Chiesa in uscita, una Chiesa che porta a tutto e a tutti il profumo di Cristo.

don Dario Vacca

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