Giovedì Santo: servire con amore, senza stile – 9 aprile

Dal Vangelo secondo Giovanni

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.

Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.

Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».

Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

Parola del Signore

Giovanni non racconta l’istituzione dell’eucaristia. Da spirito concreto, educato dall’amore, a lui interessano gli effetti. Quel chinarsi di Gesù sui piedi degli apostoli non è solo segno del servizio, ma del servizio più difficile. Servire è anche portare le pietanze a tavola. Questo servizio vogliono farlo tutti. E tutto sommato può essere anche gratificante. “Quel cameriere ha stile” si sente dire a volte. Nessuno direbbe “costui lava i piedi con stile”. I piedi sono le fragilità umane, quelle sulle quali nessuno vuole piegarsi perché anche nel fare là carità ci si vorrebbe sentire gratificati. Chinarsi sui bisogni dei brutti, degli ingrati, degli sporchi, dei nemici. L’Eucaristia è capace di operare queste trasformazioni. La sfida è passare da una dimensione devozionale della Comunione ad una vita di autenticità e carità.

don Raffaele Gramegna

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