Bollettino salesiano – Dicembre 2017

bs_17Fede, semplicità, allegria e cortile. Questi sono gli ingredienti che da sempre caratterizzano l’opera salesiana di Molfetta. Presente sul territorio da ben 70 anni, l’opera respira, vive e si nutre della presenza e del carisma di don Bosco grazie all’impegno costante, fedele ed instancabile dei suoi figli salesiani.

Era il 1884 quando il canonico Lorenzo Apicella aveva chiesto, con una lettera direttamente a san Giovanni Bosco, di mandare i suoi Salesiani per gestire l’Istituto Apicella per sordomuti di Molfetta. I nostri fratelli più sfortunati erano seguiti, oltre che nell’Istituto molfettese, anche a Napoli.
Quella lettera, alla quale don Bosco in persona risponderà “per ora non possiamo”, fu invece una promessa. I Salesiani arrivarono molti anni più tardi; era il 1945, quando su sollecitazione di monsignor Achille Salvucci, vescovo di Molfetta, approdò nella nostra città un sacerdote salesiano, mandato per creare la futura Opera di Molfetta.
Tra mille difficoltà, don Giuseppe Piacente, nipote del Presidente della Regione Sicilia, ebbe il difficile compito di realizzare dal nulla un grande sogno di don Bosco.
Un grande pranzo
Per l’insediamento, il vescovo Salvucci scelse un quartiere periferico della città, il Rione Sedelle-Tombino, dove don Piacente riuscì a mettere insieme tante sinergie: giovani, adulti, cooperatori con lo scopo di far conoscere l’opera educativa di san Giovanni Bosco anche a Molfetta. Tra le tante iniziative di don Piacente, ci piace ricordare il primo pranzo offerto per un centinaio di giovani. Erano gli anni del secondo dopoguerra e la situazione finanziaria delle famiglie era disastrosa.
In realtà, l’ammirazione per il Santo dei giovani era già molto sentita a Molfetta prima di quel 6 novembre 1945. Si racconta, per esempio, che ci fosse un sacerdote diocesano, il canonico don Giuseppe Pansini, che aveva fatto l’abbonamento al Bollettino Salesiano, proprio per seguire le tante attività della Congregazione. All’interno del Seminario Vescovile, inoltre, era nato il Ricreatorio don Bosco in quanto si riteneva che don Bosco fosse un riferimento importante anche per le vocazioni al sacerdozio. Insomma, l’impegno del Santo dei giovani non era passato inosservato.
L’avvio dell’Opera fu molto difficile. Tuttavia, pur tra mille problemi, nel 1953 il sogno si fece realtà. Una chiesa non completa nelle strutture dedicata al Patrono della Chiesa Universale, san Giuseppe, prese vita. Ci furono anche le prime vocazioni molfettesi e la presenza salesiana si avvertiva forte in città.
Non è un caso che ben presto questa presenza salesiana si tradusse in edifici scolastici intitolati a santi salesiani, come la scuola media san Domenico Savio o la scuola elementare san Giovanni Bosco. Nella città marinara di Molfetta, che contava la terza flotta peschereccia dell’Adriatico, fu varato anche un peschereccio intitolato a don Bosco.
Da don Piacente, si sono avvicendati tanti salesiani, tanti laici cooperatori, exallievi, che hanno contribuito a realizzare e rafforzare questa grande Opera. Il culto per Maria Ausiliatrice, la nascita dell’associazionismo salesiano, le polisportive giovanili e l’Oratorio Salesiano sono solo alcune facce di questa medaglia.
Oggi, l’Opera di Molfetta dispone oltre che di una bella Chiesa, anche di un teatro-auditorium, di una palestra, di un campo sportivo regolamentare e di tanti ambienti dove si sono formati giovani.
A tutto clacson
È curioso che tra gli eventi da segnalare nella storia di questi settant’anni di presenza salesiana a Molfetta, ce ne siano alcuni, che per la loro originalità ci piace in questa sede raccontare.
Per far conoscere negli anni Ottanta la figura di don Bosco, si pensò a una processione con le macchine. Un quadro che lo raffigurava fu collocato su di una autovettura seguito da tantissime altre auto che, con i clacson, inneggiavano al Santo dei giovani. Chi scrive ha vissuto in prima persona questa esperienza, voluta dall’allora direttore don Pietro d’Angiulli, e posso assicurare che l’effetto benefico fu notevole. Molti si chiedevano chi fosse la figura rappresentata nel quadro, altri corsero in parrocchia per capire che cosa stesse avvenendo. Il risultato fu la curiosità di molti di conoscere la vita e il carisma di san Giovanni Bosco.
Le iniziative in questi anni sono state tante, dalla StradonBosco, marcialonga non competitiva per le strade di Molfetta, alla Savio in Bici che attualmente si svolge nel mese di maggio. Tornei, conferenze su tematiche di grande attualità, Falò della Stampa cattiva, recital, momenti di socializzazione per i giovani e tante altre. Come nella tradizione voluta da don Bosco, lo sport, il teatro e le varie attività culturali diventarono le attrazioni principali con cui i salesiani poterono avvicinare i giovani di Molfetta alla fede e al carisma di don Bosco.
L’Opera Salesiana di Molfetta, attualmente animata dalla comunità salesiana, diretta da don Giovanni Monaco, è un punto di riferimento per la città e per tutto il territorio diocesano. Un evento che ha rafforzato ancor di più il rapporto dei giovani con don Bosco è stato quello dell’arrivo a Molfetta dell’Urna di don Bosco il 30 settembre e 1° ottobre 2013; una visita che l’intera città ha vissuto con profonda emozione. Alle numerose celebrazioni, si sono uniti anche i tanti giovani del Pontificio Seminario Regionale Pio XI di Molfetta.
Tante vocazioni sono nate in quest’Opera e tra queste non si può non annoverare quella del cardinale Angelo Amato, che proprio grazie a don Piacente ebbe modo di conoscere don Bosco. Questi anni sono stati un pullulare di eventi e manifestazioni, di momenti di approfondimento e di festa nel nome del Santo dei Giovani, ormai entrato nella storia della città di Molfetta e della sua Diocesi.

 

Fonte: Bollettino Salesiano – Dicembre 2017

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