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«Testimoni della Resurrezione di Cristo»: il messaggio di don Pasquale per la Pasqua

resurrezione cristoIn occasione dell’udienza di Papa Francesco ai pellegrini delle Diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca e di Molfetta – Ruvo -Giovinazzo – Terlizzi del 1º dicembre 2018, il Santo Padre ha affermato: «Chi crede in Gesù non può essere triste; “il contrario di un popolo cristiano è un popolo triste”. Facciamo nostra la raccomandazione a non contristarci mai: se la metteremo in pratica, porteremo il tesoro della gioia di Dio nelle povertà dell’uo-mo d’oggi. Infatti, chi si contrista rimane solo, sparla di tutti, fa chiacchiere qua e là, ha il cuore triste. Il chiacchierone, la chiacchierona, ha il cuore triste! Questa è la radice. Anche qui, quando fanno le chiacchiere è perché quell’uomo, quella donna, è triste. Infatti chi si contrista rimane solo, non ha amici. Chi si contrista vede solo problemi, vede solo la parte oscura della vita. Forse è tutto bello, tutto bianco, tutto luminoso, ma lui o lei vede la macchia, vede l’ombra, il negativo. A volte, quando trovo persone così, che vivono sempre tristi e criticando, ma viene da pensare: “Ma tu che hai nelle vene? Sangue o aceto?”. Chi invece mette il Signore prima dei problemi ritrova la gioia. Allora smette di piangersi addosso e, anziché contristarsi, incomincia a fare il contrario: consolare, aiutare».

Le parole di questo messaggio possono  guidarci nel vivere il mistero pasquale che ogni anno si rinnova nella liturgia del Triduo Santo con la consapevolezza che il Signore Gesù, con la sua morte e resurrezione, è venuto a liberarci dalla tristezza del peccato e dell’insignificanza per donarci la libertà che porta la gioia e il gusto dell’esistenza cristiana.

Cristo, Crocifisso e Risorto, è causa di salvezza «per tutti quelli che credono» (Rm 3, 22), principio di una umanità santa e immacolata nell’amore (cfr. Ef 1,4), «sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4, 13-14). La fede in lui è la vittoria (cfr. 1 Gv 5,4) che sconfigge l’odio, l’angoscia e la paura divenendo annuncio di un amore appassionato, dimenticato dagli uomini e dalle donne del nostro tempo: quello di Dio che manifesta la sua onnipotenza nella debolezza dei segni del pane e del vino, del catino e dell’asciugatoio, della croce e del sepolcro vuoto.

La luce della fede, dono pasquale del Risorto, che nasce dall’ascolto della Parola e diventa vivificante con i sacramenti, rende il credente “qualificato” a «servire, nella carità e nella giustizia, Gesù stesso presente in tutti i suoi fratelli, soprattutto nei più piccoli (Cfr. Mc 25, 40)» (Giovanni Paolo II, Christifideles laici, n. 14). Per realizzare tale progetto è essenziale rendere le spinte egoistiche, che abitano nel cuore, luoghi in cui Dio possa operare affinché le purifichi con la grazia che sgorga dalle ferite gloriose del corpo di Cristo risorto nel quale è tracciata la nostra umanità.

Da tale esperienza nasce l’esigenza di testimoniare la bellezza della fede che è capace di rendere possibile l’impossibile e di impegnarsi per una Chiesa «povera per i poveri» (Papa Francesco, Evangelii gaudium, n. 198) che non confida nell’efficienza delle sue strutture o nel consenso della maggioranza ma nella benevolenza dell’aiuto gratuito della grazia e nella carità fraterna all’interno e al di fuori della comunità ecclesiale.

Auguri di Buona Pasqua affinché ciascuno di noi possa essere testimonianza della resurrezione di Cristo!

 

di don Pasquale Rubini (parroco)

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