Essere-casa, essere-benedizione: due paradigmi dell’essere cristiani

parrocchia san bernardino molfetta - rubrica stili di vita - benedire le persone essere casa per gli altri Questo appuntamento con la Rubrica “Stili di Vita alla luce del Vangelo” – tratta sempre delle Catechesi “Rise UP” della GMG 2023 – ci consente di riflettere su altri due aspetti paradigmatici dell’essere cristiani. Anzitutto, essere-casa per gli altri, ma anche per l’Eucarestia: vivere la sana inquietudine cristiana, la stessa che Sant’Agostino cita ne «Le Confessioni» (I,1.1), ovvero l’inquietudine della ricerca spirituale, l’inquietudine dell’incontro con Dio, l’inquietudine dell’amore.

Ed è proprio questa inquietudine dello spirito che manifesta il desiderio di donare senso, pienezza e verità alla propria esistenza: di essere persone benedicenti dell’altro, di essere persone che sappiano ascoltare, ma soprattutto donare.

 

Fare casa

L’inquietudine del vivere, del non trovare mai veramente del tutto casa è una sensazione che va interpretata, le va dato un senso, una direzione verso cui incanalarsi. La mistica cristiana offre una chiave di lettura particolare: il cuore è inquieto perché ha nostalgia dell’Infinito.

Nessun posto in terra potrà mai essere così grande da colmare la sete di Assoluto che resta dentro al cuore, come una cicatrice, come l’ombelico della generazione divina. Non è un atteggiamento da “mai contenti e sempre annoiati”, bensì un’urgenza di totalità che l’amore sembra più di tutto corrispondere.

Chi si lascia guidare da questa inquietudine può fare cose grandi, può spostare le montagne, far rinascere la vita. Cos’è “casa” per te? Un comodo divano? Quanto è facile distrarsi dalla sete di infinito e accontentarsi di grandi illusioni?

 

Essere benedizione

Cosa significa “essere-benedizione”? Prima di tutto significa “essere-preghiera”. L’esperienza intima e profonda della preghiera e qualcosa in cui le parole sono rarefatte, intrecciate al silenzio. Nell’essere-preghiera tutti sono prossimi, sorelle e fratelli, nessuno può essere maledetto.

Benedire significa anche “dire-bene”, “dare-bene”: è la prima azione buona, quella che orienta tutte le altre e le rende feconde. Senza benedizione difficilmente si può essere prossimi gli uni agli altri e compiere il miracolo dell’amore, la comunione.

Benedire significa, ancora, “ben-udire”, essere capaci di un ascolto benevolo, accogliente, paziente. L’ascolto di chi si mette per via e accompagna, passo dopo passo.

Quanto spazio c’è nei tuoi pensieri e nelle tue azioni per essere-benedizione? Credi che sia facile farsi-benedizione per l’altro? E l’altro è benedizione per te?

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