L’esperienza in Terra Santa di noi Seminaristi, Diaconi e Sacerdoti del Seminario PIO XI

parrocchia san bernardino molfetta - diocesi molfetta - seminario regionale pio xi - pellegrinaggio terra santa 2022«Se vuoi conoscere lo spirito di un uomo, devi conoscere la sua terra». Per capire gli uomini della Bibbia e lo stesso Gesù è necessario comprendere la terra in cui sono vissuti e si sono manifestati. Le parole del poeta Goethe con cui abbiamo aperto dicono la nostra religione biblica: non un’esperienza estatica e misterica ma la celebrazione di un’incarnazione, dell’ingresso del divino nella trama del quotidiano e all’interno delle terre e delle strade del nostro pianeta.

In questa Terra sopravvive un intreccio profondo tra esperienza religiosa, esperienza culturale e sociale, tra salvezza e geografia, tra fede e storia, striata di sangue, fino ai giorni nostri. A noi, educatori, sacerdoti, diaconi e seminaristi del Seminario Regionale Pio XI di Molfetta, il privilegio di esserne stati, per qualche giorno, testimoni.

Ecco allora cominciare a sud, in Gisgiordania, da Betlemme cioè “città del pane” o, secondo altri, città di guerra in cui “Qualcuno” decide ancora di farsi pane, per tutti noi. L’imponenza della Basilica della Natività, la policromia della sua iconostasi, la ricchezza delle culture (copta, latina e armena) ci aiutano a farci piccoli per poter entrare laggiù dove la tradizione ricorda la nascita di Nostro Signore. Nel contemplare questa grotta si resta senza parole, mentre silenziosi sfilano donne, uomini e pure bambini di ogni latitudine, ancora, come quei pastori di una santa e fredda notte di oltre duemila anni fa.

parrocchia san bernardino molfetta - diocesi molfetta - seminario regionale pio xi - pellegrinaggio terra santa 2022

parrocchia san bernardino molfetta - diocesi molfetta - seminario regionale pio xi - pellegrinaggio terra santa 2022A pochi chilometri scendiamo la depressione del fiume Giordano. Qui Gesù si mise in fila tra i peccatori per ricevere il battesimo. Qui comincia il Suo ministero senza proclami, nell’anonimato, confondendosi tra la gente comune. Come noi.

Seguiamo così il percorso della predicazione di Gesù. Prima, però, facciamo sosta sul mar Morto. Già dal nome si intuisce quanto la vita qui sia più difficile: a 450 metri sotto il livello del mare, ad oltre 40 gradi, col 95% di umidità e un tasso di salinità talmente alto da rendere impossibile la sopravvivenza di qualsiasi specie animale. Eppure la nostra tradizione deve molto a questo luogo: in una delle grotte vicine, nella arida Qumran, i monaci esseni nel II secolo nascosero in robuste anfore fragili papiri il cui contenuto è stato accolto nella Sacra Scrittura.

parrocchia san bernardino molfetta - diocesi molfetta - seminario regionale pio xi - pellegrinaggio terra santa 2022Sui passi del Maestro ci spostiamo verso nord, in Galilea, a Cafarnao: crocevia di commerci e uomini di ogni fede e cultura. Tra questi Pietro, un piccolo imprenditore – diremmo oggi – abile negli affari, ma ancora di più disponibile, lui insieme agli altri discepoli, a riconoscere quel Maestro sul lago di Tiberiade e a seguirlo. Pochi chilometri ad est ed ecco Tabga. Qui la tradizione fa memoria del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Eppure i sinottici non utilizzano questo verbo (Mc 6). Più che moltiplicare, forse Gesù, quel giorno, provò a condividere quel cibo con tanta gente accorsa ad ascoltarlo. Ci riuscì. Ecco il miracolo.

Poi Magdala, dove una donna carismatica più forte delle malignità decide di seguriLo, e il Monte Tabor, luogo in cui Gesù si trasfigura perché uomo, come noi. Si, perché dopo un imprevisto devi per forza trovare le energie per fermarti e “ricalcolare il percorso”. Lui sceglie di salire quassù, ad oltre 400 metri. Per “ri-flettere” su quello che stava compiendo, per studiare (“Mosè, la Legge, i Profeti”), per pregare.

parrocchia san bernardino molfetta - diocesi molfetta - seminario regionale pio xi - pellegrinaggio terra santa 2022Scendiamo nell’entroterra, in una città caotica e disordinata: Nazareth. Qui i sinottici ci raccontano di un umile villaggio e del Si di una ragazzina, decisivo per la Storia della Salvezza. Nella maestosa Basilica dedicata all’Annunciazione, tra il rigore delle geometrie ed il brusio dei pellegrini coraggiosi, una piccola icona ritrae l’Angelo e la Vergine in ascolto. Il suo volto mi pare perplesso: nella Scrittura più che affannarci a trovare risposte dovremmo esercitarci a porre domande e ad abitarle. Come Maria.

Saliamo a Gerusalemme, in Galilea. La città in cui tutto ebbe compimento. La Città Santa delle tre religioni monoteistiche sorelle: l’ebraismo, il cristianesimo, l’islam. La città delle divisioni: anche qui nel 2002 hanno costruito oltre 5 km di muro tra l’est e l’ovest, tra gli arabi e gli israeliani. Al checkpoint i giovani soldati armati fino ai denti ci danno l’illusione che sia tutto sotto controllo. In centro, a ridosso dell’altro Muro, quello del Pianto, il Kotel, le vetrate distrutte dall’ultima intifada ci ricordano che non è così. Per questo ci vietano l’accesso alla spianta delle moschee. Un fortino. Eppure nel 2000 Sharon, allora capo dell’opposizione nel Parlamento israeliano, con un clamoroso gesto dimostrativo la attraversò. Ai musulmani non andò giù. Le conseguenze furono drammatiche.

parrocchia san bernardino molfetta - diocesi molfetta - seminario regionale pio xi - pellegrinaggio terra santa 2022Pregare davanti al Muro significa farlo in piedi, con tutti il corpo. Qui, aiutati dalle temperature più fresche, gli uomini e le donne riescono a pregare davanti al Muro coperti di tutto punto, con i loro abiti ed i segni. Tra questi la kippah: al cospetto di Dio non è possibile essere a capo nudo.

Ci spostiamo agevolmente tra i ruderi e i monumenti della città. Dopo la pandemia il turismo, ci dicono, fatica a ripartire. Incrociamo gli sguardi di altri pellegrini compiaciuti nell’osservarci: tra noi alcuni indossano fieramente il colletto bianco. Attraversiamo la Sala del Cenacolo, luogo in cui la tradizione fa memoria dell’Ultima Cena. Già, la memoria! La nostra fede è memoria e questo luogo intimo mi aiuta a ricordarlo: quando dimentichi chi hai scelto di essere e per chi hai scelto di vivere inizia l’esilio.

Pochi metri ed ecco la baraonda del mercato arabo, il Suk, trasudare di odori e colori. Camminiamo in fila per quelle vie strette. Sulle pareti alcuni numeri romani ci ricordano la Via Crucis. È la Via Dolorosa: qui la tradizione ricorda il cammino verso il Golgota di Gesù con la croce. Storditi e sonnolenti all’improvviso un sussulto. Di fronte al portale del Santo Sepolcro ci ridestiamo per l’emozione. Armeni, copti, latini: ogni centimetro qui viene rivendicato con scrupolo. Ognuno può celebrare soltanto nei propri spazi. All’ingresso il brusio e le cantilene delle liturgie si accavallano. Le luci fioche delle candele, l’odore acre degli incensi non aiutano la concentrazione della preghiera. Eppure questo posto esercita un fascino tremendo. Intorno all’Edicola, i pellegrini in fila avanzano lentamente. A pochi metri una cripta con un dipinto armeno ritrae il volto compiaciuto di Gesù Risorto. «Pace a voi!», sembra bisbigliare. «Pace a te che hai fatto chilometri per venire fino qui! Potresti essere un cristiano più autentico, un educatore più autorevole, un testimone più sincero, una donna o un uomo migliore… ma continua a camminare dietro a me. Stiamo pace!».

 

a cura di Francesco de Leo

Created with Visual Composer