Don Francesco Gadaleta, il ricordo di Nino Messina: «Devo dire sempre Grazie al buon Dio»

parrocchia san bernardino molfetta - ricordo di don Francesco GadaletaQuesta è la prima cosa che diceva don Francesco ogni volta che lo incontravo e gli chiedevo come stesse. Con grande forza e umiltà ha affrontato le sue malattie. L’Umiltà era il minimo comune multiplo della sua vita come sacerdote, come educatore, come padre spirituale e come semplice paziente. La sua vocazione sacerdotale al primo posto! Se volessimo misurare approssimativamente il tempo di lavoro sacerdotale giornaliero che spendeva in parrocchia per le sue comunità, non avremmo nessuna comparazione con i tempi attuali. Era lì non meno di 14 / 15 ore al giorno senza contare le feste, le domeniche e le celebrazioni speciali.

Ascolto, ascolto e ascolto. Preghiera, preghiera e preghiera. Gesù come Maestro e la Madonna come confidente e compagna del cammino. Il Vangelo a portata di mano e il breviario inseparabile orologio della sua preghiera delle ore.

I tempi quotidiani di diverse vite si sono sovrapposti a quella di don Francesco. Il luogo era un tutt’uno con lui, la porta aperta della chiesa lasciava già intravedere la sua presenza dentro. Custodiva i segreti sui primi amori confidati dai suoi ragazzi e, quando palesi, don Francesco spiegava ai genitori, che ancora non capivano, che la parrocchia era la culla e la palestra per diventare maturi in tutto e per tutto nella vita sentimentale, studentesca e lavorativa. Il territorio delle sue comunità lo conosceva a mena dito, le strade, le case, gli androni dei palazzi, era capace di ricordare per ciascun numero civico chi vi abitasse, addirittura per singolo piano. Una pastorale fondata sulla conoscenza delle “pecorelle” e sulla conoscenza dei “pascoli”.

Lui infaticabile educatore, conoscitore dell’umanità e conoscitore delle dinamiche relazionali insegnava, anche con qualche scappellotto, ai bambini, agli adolescenti, ai giovani e agli adulti, i comportamenti, lo stile di rapportarsi agli altri e il contegno fisico nell’abbigliamento e nella pulizia personale.

parrocchia san bernardino molfetta - ricordo di don Francesco GadaletaEra orgoglioso di tutti i suoi ragazzi. L’autorevolezza e la dolce severità erano degli ingredienti formidabili di formazione e di insegnamento di vita quotidiana anche nei momenti di emergenza. Non si lasciava mai prendere dal panico o dalla paura. Un vero baluardo. Nelle nascite e nei lutti era una fonte di gioia e una roccia di conforto e consolazione.

Più volte era impegnato nei lavori umili per il decoro della chiesa. Spazzava, sistemava i fiori e preparava l’altare. Voleva il meglio degli strumenti di lavoro e di pastorale. Dall’amplificazione della chiesa alla sicurezza degli impianti, dalla macchina da scrivere sino al ciclostile di ultima generazione. Don Francesco era per quell’epoca un innovatore. Volle accompagnarmi a bari per comprare la migliore chitarra per i canti domenicali e per l’oratorio parrocchiale. A tanti di noi comprò il breviario con la custodia in similpelle perché potessimo pregare la liturgia delle ore. Don Francesco sarà indimenticabile, la sua vita è stata un unico di testimonianza, rivoluzione e profezia, e in ultimo, esempio di abbraccio della sofferenza con le parole di Gesù: “Padre, non la mia, ma sia fatta la tua volontà”.

Particolarmente vicino agli ammalati ha vissuto anche Lui un calvario di sofferenza affrontandola con una carica di speranza e di fede che erano le sue principali medicine. Lasciava sbalordito chiunque per l’esempio di tenacia e di grande pazienza.  Non aveva per niente esaurito la sua carica di pastore e padre spirituale. Era prodigo di consigli e di raccomandazioni semplici ma preziose. Ha confessato fino agli ultimi giorni e celebrato la santa messa sino all’ultimo.Un santo uomo. La santità ha certo bisogno di miracoli per essere sugellata sul calendario, ma la vita di don Francesco è una dimostrazione automatica dell’intervento della Salvezza di Dio nelle vite di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di stargli vicino anche per pochi istanti. Un faro.  Oggi siamo tutti più poveri e più tristi, soli e privi di fari che indicano il porto. Il porto sicuro dove ripararsi dalle tempeste, rinfrancarsi, ripartire e ritornare non più sicuri di ritrovare la luce di quel faro che non si spegne mai!

 

Nino Messina

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