Don Francesco Gadaleta, il ricordo di Marino Abbattista

parrocchia san bernardino molfetta - ricordo di don Francesco GadaletaVoglio partire dal suo intercalare per tentare di raccontare don Francesco, cosa non facile, per chi come me ha passato tanti anni, accanto a lui, in un legame che, partito da me ragazzino, non si è mai interrotto, in termini di sintonia e affetto. Non si può raccontare del Sacerdote, senza raccontare dell’Uomo. Anzi, la sua radicalità sacerdotale nasceva dal suo essere uomo di profonda onestà sia intellettuale che materiale, frugale oltre misura, sempre pronto a rimodulare il proprio passo, in funzione dei tempi che mutavano. Un difetto? La caparbietà che, talvolta, lo portava a negare l’evidenza.

Del sacerdote, voglio ricordare il suo rigore, ma anche la sua amabilità. La straordinaria memoria pastorale che gli permetteva di collegare indirizzi, parentele e situazioni. Seppure le sue radici affondassero nella cultura molfettese, giammai ha prestato il fianco ad una fede basata sulle tradizioni, specie di quelle che antepongono la forma alla sostanza.

L’Eucarestia era il fulcro del suo sacerdozio. Ricordo come si predisponeva alle celebrazioni più importanti, cercando di fare silenzio intorno a sé. Dello scrupolo con cui preparava le omelie domenicali, i cui appunti redatti in una grafia che lui definiva solo per me, venivano riletti fino agli ultimi minuti prima dell’inizio della celebrazione, quasi fosse uno studente al ridosso dell’esame. Notoria è stata la sua onestà verso i beni della parrocchia, sempre tenuti rigorosamente distinti dai propri, come anche l’amore per l’arte e per la Casa del Padre, la cui cura ha sempre costituto uno dei sui tratti caratteristici. E quindi come non raccontare del don Francesco sempre con la Gazzetta del Mezzogiorno sotto il braccio, quotidiano in seguito sostituito dalla lettura giornaliera dell’Avvenire.

Correva l’anno 1978 e l’Azione Cattolica parrocchiale era rinata da un paio di anni intorno ad un manipolo di quindicenni, su impulso di un giovane sacerdote brindisino don Pio Conte, che per altre vicende lasciava la Diocesi. Quell’autunno il Parroco, un energico sacerdote poco più che cinquantenne, sempre in abito talare, si presentò a questo gruppo rimasto orfano del brillante sacerdote, chiedendo di essere accettato per come era, consapevole che la differenza di età e di mentalità avrebbe potuto costituire una difficoltà insuperabile per la vita associativa.

parrocchia san bernardino molfetta - ricordo di don Francesco GadaletaGli anni passarono, e quegli adolescenti ormai giovani, nonostante i fisiologici abbandoni, erano ancora li, molti avevano anche avuto ruoli e responsabilità in Diocesi. Con don Francesco, avevano condiviso tanto: campi scuola, giubileo parrocchiale, Missione con i Padri Passionisti. Però, tutti erano ignari dello tsunami che si sta per abbattere sulle proprie esistenze: la mobilità delle tende.

In un giorno di estate del 1986, il Parroco, accogliendo l’invito del Vescovo don Tonino, metteva a disposizione il proprio mandato, che per l’allora diritto canonico era a vita. Tutti eravamo preda dello sgomento, mai ce lo saremmo aspettato, e qualcuno di noi senza tanti giri chiese a don Francesco: «me te n si sciaut d cap?». E lui con serafica tranquillità ci ricordò che era e sarebbe sempre stato sacerdote per la Chiesa universale e non per una singola Comunità. Che l’obbedienza al Vescovo era ed è un tratto indiscutibile della propria vocazione.

parrocchia san bernardino molfetta - ricordo di don Francesco GadaletaDa quel lontano ’86 tanta acqua è passata sotto i ponti, sia per la parrocchia che ha visto avvicendarsi altri 4 parroci, sia per don Francesco che nel frattempo ha fatto tanto altro. Quel gruppo di giovani si è sparso nel mondo come coriandoli, però i legami e gli antichi insegnamenti non sono mai venuti meno, e don Francesco ha celebrato i nostri matrimoni e i successivi venticinquesimi, ha benedetto le nostre nuove case e amministrato battesimi, c’è stato vicino allorché … «sia fatta la tua volontà», per poi ritrovarsi tutti insieme pochi anni fa a far festa per i suoi 90 anni.

In occasione del suo 70° anno di sacerdozio, ebbe a scrivere: «Questo è il tempo del canto del Magnificat al Dio-Amore, al Dio della storia: la mia preghiera è troppo povera, ho bisogno della voce di tutti».

Buon Viaggio Don Francesco e grazie di tutto, anche dei ceffoni che molti di noi da ragazzini hanno preso con dovizia, perché a quei tempi la pedagogia veniva declinata anche così!

 

Marino Abbattista

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