Educazione e genitorialità nel nuovo mondo digitale

     
Incontro con il Dott. Michele Ciccolella

Dopo aver approfondito lo scorso anno la dipendenza da gioco patologico, la campagna sui nuovi stili di vita promossa dall’Azione Cattolica quest’anno ci invita a riflettere sull’uso delle nuove tecnologie con tutti i rischi e della rete e del mondo digitale. E’ stato così che il 6 febbraio ci ha aiutato nella riflessione il dottor Michele Ciccolella, psicologo e psicoterapeuta, che con la chiarezza e la semplicità  ha continuato la riflessione introdotta dal parroco don Angelo nel primo incontro. La diffusione di smartphone, tablet, PC portatili etc., ha esordito il dottor Ciccolella, ha reso disponibile, da parte dell’utente, una fruizione praticamente ubiquitaria e diffusa su tutto l’arco della giornata della rete internet. Questa condizione ha posto le basi per un rapporto spesso distorto, patologico ed alienante con la rete, da parte del fruitore. Però, ha precisato il dottor Ciccolella, la tecnologia ed il rapporto con la rete, sono una conquista positiva che ha permesso una diffusione capillare di informazioni e con queste della democrazia; una disponibilità, anche per i meno abbienti, di strumenti per il lavoro e la professione, che hanno reso possibile la comunicazione interpersonale in modo pressoché immediato, permettendo a molti, di superare barriere economiche, di tempo e di spazio che un tempo escludevano territori e persone. La rete è stata infatti, uno dei volani della globalizzazione. Il problema quindi, ha argomentato Ciccolella, non è lo strumento in se’ che è neutro, ma l’uso che se ne fa. Ed è proprio l’uso compulsivo di questi strumenti, che può arrivare ad occupare in modo pervasivo la vita degli individui, fino a prosciugare qualsiasi altro tipo di relazione familiare o di amicizia o altro interesse, a generare la patologia. E questa condizione appare presentare come bersaglio elettivo proprio gli adolescenti, i cosiddetti nativi digitali, che da statistiche recenti, nel 97%, sono connessi con la rete. La IAD ( Internet addiction disorder ) è la sigla, di recente introduzione, con la quale sul manuale DMS4 (il manuale che classifica le patologie psichiatriche) è indicata la patologia da uso compulsivo di internet. Questa condizione appare assimilabile a disturbi come tossicodipendenza, bulimia, alcolismo, pedofilia. Segnatamente sono state classificate quattro tipi di condizioni: la cyber-sexual addiction (la fruizione compulsiva di siti pornografici), la net- compilation (associata al gioco d’azzardo ed allo shopping compulsivo on line), la information overload (associata alla ricerca di informazioni del tipo più vario senza che se ne abbia una necessità concreta) ed infine la computer addiction (legata all’utilizzo compulsivo di giochi on line). Queste condizioni, ha incalzato il dottor Ciccolella, sono tutte dei campanelli di allarme di un disagio della persona che esprime un vuoto relazionale, spesso direttamente conseguente ad una fragilità della autostima. La persona ha l’impressione così, di essere in contatto con il mondo ma, in realtà, questa iper- connessione va a discapito delle relazioni personali che si impoveriscono progressivamente, in modo allarmante, generando ulteriore disagio. Questa condizione può trovare si è detto, un bersaglio facile specie nell’adolescente. L’adolescente è in cerca della quadratura della sua identità e della sua personalità. Ora, un tempo, questo risultato era l’approdo di un travaglio che avveniva nel gruppo di amici e conoscenti, attraverso il confronto diretto, l’identificazione con dei modelli positivi o meno, la trasgressione, il rapporto conflittuale con i genitori. Ora, la pervasività della rete nella vita degli adolescenti, con il suo mondo virtuale che invade e spiazza il mondo reale, ha fatto saltare questo schema di confronto, di acculturazione e di formazione della personalità. La patologia da dipendenza da internet, può coinvolgere anche il bambino più piccolo ma già abile, rispetto ai genitori, nel muoversi in rete, alla ricerca di giochi, cartoni animati. Nel bambino, il mondo fantastico è diverso dalla realtà ma, convive con essa. Nella fruizione dei giochi e della rete invece, la realtà virtuale si confonde anche qui con la realtà. Quali gli indicatori, ad uso dei genitori, di una sovraesposizione informatica del bambino? I bambini diventano litigiosi, presentano spesso scoppi improvvisi di rabbia per la incapacità di comunicare le loro emozioni e di comunicare il disagio, compare spesso la alterazione del ciclo sonno-veglia (e questo è un problema condiviso anche dagli adulti), spesso il bambino perde la cognizione spazio-tempo ed arriva ad utilizzare anche il tempo notturno in rete (anche questa condizione è comune all’adulto), perde la capacità di concentrarsi e va incontro ad un peggioramento delle performance scolastiche. Questa patologia può, ha puntualizzato il dottor Ciccolella, associarsi ad altri atti compulsi come la bulimia (il mangiare in modo smodato mentre si è’ al Pc) o al contrario, la rinuncia ad alimentarsi per non intralciare o rallentare la navigazione in rete. Si arriva a rinunciare alla pratica di uno sport, a rinunciare a frequentare gli amici o se si sta in gruppo lo si fa rimanendo ciascuno isolato con il proprio smartphone collegato a Facebook o a chattare. A conclusione dell’incontro, il dottor Ciccolella, ha passato qualche dritta ai genitori ” migranti digitali ” (terminologia per  indicare coloro che hanno dovuto introdurre ed imparare a fatica la logica della informatica e della rete, peraltro il 90% dell’uditorio presente) per relazionarsi ai loro figli ” nativi digitali”.  Almeno per i bambini, è bene che il tempo della connessione alla rete non superi un’ ora al giorno e meglio in modo non continuativo. E’ bene che il bambino, sia stimolato a condividere i giochi virtuali con un amichetto o con un genitore. I genitori, dovrebbero controllare i giochi che spesso possono nascondere delle insidie come contenuti violenti. Dovrebbero inoltre, cercare di stimolare nel bambino la relazione sociale, la scoperta di altri codici linguistici ed iconografici (in primis la lettura). Non si può in sostanza avere nostalgia del mondo di Carosello e della Tv dei ragazzi. I nostri ragazzi sono figli del loro tempo e bisogna accettare la loro identità di “nativi digitali ” con tutto ciò che ne consegue. La rete e la tecnologia se usata in modo positivo dai nostri bambini e ragazzi, è una fonte di apprendimento, di relazione con il mondo molto positiva. In conclusione, il messaggio finale da portare a casa con cui il dottor Ciccolella si è congedato, è che i genitori devono comunque vigilare, nei limiti delle loro possibilità, affinché i ragazzi non si “perdano ” nel bosco della rete e che non si imbattano nel lupo cattivo. A dimostrazione che le fiabe come quella di Cappuccetto Rosso, conservano ancora oggi, anche verso il mondo di internet, la loro potenza di metafora didattica.

Giovanni Infante

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