#ACasaconlaParola | 3 maggio 2020

Cari parrocchiani,

Come va? State bene? Come vanno il corpo e lo spirito? Nell’attesa di celebrare nuovamente la messa con voi, vi consegno la meditazione come commento al Vangelo di questa domenica. Vi chiedo di leggere il Vangelo da soli o insieme ai vostri cari e di farlo nella quiete, nello spazio della vostra giornata. Credo sia un bell’impegno quello di riservarsi una mezzora al giorno di preghiera per meditare sulla propria vita di fronte al nostro Dio, come pure di imparare a leggere quanto ci sta accadendo alla luce degli insegnamenti del nostro Maestro. Tanti trovano bello e utile cominciare la giornata con la messa del Papa alle ore 7.00. Va bene! L’importante è che non manchi il pensiero e la preghiera quotidiana a Dio.
Buona preghiera e buona domenica.

Vincenzo Di Palo

Quarta Domenica di Pasqua 3 maggio 2020

Ascolta la Parola del Signore dal Vangelo di Giovanni 10, 1-10

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

Medita

Il Vangelo di questa domenica contiene almeno due verità. Ve le indico e vi propongo la conseguente riflessione. La prima verità è che il Signore si presenta come la «porta delle pecore». Nei versetti successivi l’evangelista Giovanni farà dire a Gesù: «Io sono il buon Pastore», il pastore delle pecore. Sappiamo che il Signore parlava per immagini, per metafore, per similitudini e queste erano attinte dalla vita della gente, dal loro mestiere, dalla natura del luogo, dalla terra con le sue coltivazioni. Gesù parlava così per farsi capire, e poi perché era convinto che il riferimento alla realtà permetteva alla gente di ricordare i suoi insegnamenti: vedo un gregge e mi ricordo del Buon Pastore, vedo le viti e mi ricordo del Vignaiolo… Qual è il significato dell’immagine del Cristo come porta e come pastore? Lo sappiamo tutti. La chiesa, e più in generale l’umanità, è il gregge, tante pecore, ognuna diversa dall’altra, unica. Ma, ciò nonostante il pastore, ossia Gesù, le conosce tutte, una per una. Per Lui non siamo massa o numeri. Siamo persone uniche e irripetibili. Egli non ci conosce sommariamente. Il Signore non generalizza quando pensa a noi. Ama ciascuno e tutti in modo unico. Provate a pensare ad un essere umano che ricorda il nome e la storia di tutti gli abitanti della terra. È impossibile! Per Gesù è possibile. Egli è Dio. Ricordate: «nemmeno un capello del vostro capo perirà». Questo il Signore ci dice oggi: Io vi conosco, conosco la vostra vita; so delle vostre ansie; conosco le vostre necessità. Insomma so tutto di voi. Non preoccupatevi. Se mi ascolterete come le pecore ascoltano la voce del loro pastore e mi seguite nessuno vi toccherà. Io mi prendo cura di voi, sempre! A ciascuno oggi dice: Tu mi stai a cuore, io ho a cuore la tua vita.
E qui veniamo alla seconda verità. Il Signore ci ha detto alla fine del Vangelo: «io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». Siamo nel tempo pasquale che ci permette di vivere la Resurrezione del Signore. Essa parte dal sacrificio della croce. Dunque, ci ricorda che il Signore è venuto nel mondo per donarci la sua vita. Cosa significa ‘avere la vita e averla in abbondanza’? Significa che con la Pasqua del Signore, qualunque cosa sia accaduta, accada, o accadrà porta con sé la certezza della resurrezione cioè della vita eterna. Questo non vuol dire che mancheranno i patimenti, le sofferenze, le tante tragedie, quelle che la storia implacabile annota; non ultima, quella dei nostri giorni. Ma l’averci dato la vita significa che il nostro destino è la gloria, è la vittoria. Non sarà un virus a fermare l’umanità. Gesù è più forte. Non sarà una guerra a fermare i popoli. Essi si risolleveranno sempre. E questo perché hanno dentro la forza di Dio, la forza della Resurrezione.
È un messaggio di speranza; esso ci fa ricordare le tante persone morte nella lunga storia dell’umanità. Del resto, le ultime due feste civili celebrate, venticinque aprile e primo maggio, portano alla memoria la storia di tante persone morte in nome della libertà e del lavoro. Questo messaggio inoltre, sottolinea il valore della vita che il Signore ci dona sempre. E nella vita, i valori della fraternità, della solidarietà soprattutto in tempi di pandemia. Uomini e donne distribuiti nel mondo che nei loro laboratori fanno ricerca per poi mettere in comune i risultati a beneficio di tutti. Persone da milioni di dollari che sono pronte a pagare il vaccino per tutti, soprattutto per gli ultimi. I segni di speranza ci sono. Impegniamoci a vederli e confidiamo in Dio. Il Pastore mai abbandona il suo gregge.

Prega

Ti preghiamo, o Signore,
per il tuo gregge che è anzitutto la Chiesa.
Non cammini in ordine sparso,
nella confusione di pensieri e di scelte differenti
e ultimamente in contrasto tra loro.
Dona ai pastori il silenzio, l’ascolto,
la pazienza e la saggezza,
e al gregge la docilità alla tua Parola.
Tu che hai salvato l’umanità con la vita
del tuo Figlio, dona a tutti gioia e speranza. Amen.

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