LA VITA PIU’ DELLA MORTE – Gli auguri del parroco

Michelangelo, Cristo Risorto (1519-1520) Roma, Santa Maria sopra Minerva

Lo avevamo visto adagiato nel sepolcro, avvolto in un candido lenzuolo; lo avevamo lasciato lì, in quel luogo di morte, tra la premura di Giuseppe e l’amore di pietà delle donne. Ma il Signore risorge, rinasce, rivive. La sua esperienza, nella convivenza tra gli uomini e la terra, non si chiude con la morte, ma con la vita. Prove testimoniali di donne, precedute dall’annuncio di un angelo o del Cristo stesso, affermano che Egli è risorto.

L’annuncio della resurrezione, “Il Signore è veramente risorto: Alleluia!”, è più grande del Gloria degli angeli a Natale, più straordinario dei miracoli e delle guarigioni, della resurrezione della figlia di Giairo come quella di Lazzaro. Se questi hanno destato stupore, incredulità, qualche volta fede, perfino scandalo, molto di più deve valere per il miracolo dei miracoli, per la storia delle storie. Gli uomini e le donne di fede cristiana, da più di duemila anni, non fanno che parlare di questo; c’è chi è morto per Lui, c’è chi è rinato grazie a Lui.

Come non stupirsi?! È la rivelazione più grande che mai il mondo abbia registrato, più sensazionale dell’ultima scoperta, più prodigiosa di una tecnologia d’avanguardia, più contagiosa del ballo di Sven Otten o più creativa della musica d’autore. Può essere che faccia più notizia la morte di Gesù rispetto alla sua resurrezione?! Possibile che desti più sentimento religioso fino al pianto o all’estasi una statua della Pietà o di Cristo morto, invece del preconio pasquale?! Di cosa si tratta? dell’esaltazione del dolore di Dio riflesso in quello umano, che porta alla vicinanza di ogni vicenda umana con quella del Cristo, o di una ordinaria dimestichezza con le cose funeree più che con quelle della vita e della gioia?!

Del resto, il mondo della cronaca pullula di notizie di morte; queste sono più accattivanti di quelle della vita. Si fanno tanti manifesti per qualcuno che muore, nemmeno uno per chi nasce. Tra l’altro, lo sappiamo, i nati nel nostro paese sono meno dei morti. Della morte si discute, si approfondisce. L’Eutanasia, oggi del DJ Fabo e domani di altri, colpisce, interroga, divide con termini quali dignità, rispetto, libertà…A pensar bene queste parole sono più appropriate se si riferiscono alla vita che nasce. Ad essa, anzitutto ad essa, infatti, si deve dignità, rispetto e libertà.

E allora, la resurrezione del Cristo viene a capovolgere la vita delle persone, i loro schemi di pensiero, a sconvolgere le certezze, anche religiose, sedimentate nel tempo, perfino a riordinare i sentimenti, dando priorità con un po’ di audacia alle cose belle della vita, che sono innumerevoli oltre ogni calcolo o previsione. Il Risorto, inoltre, è venuto ad abbattere i muri di separazione e di divisione che ci sono e ci saranno tra gli uomini (Efesini 2,14); a dire a chiunque, grande o piccolo della terra, che è fuori della storia se costruisce muri anziché abbatterli, che non ci sono più stranieri né ospiti, ma tutti si è figli e fratelli, tutti cittadini con eguale titolo, della comune madre terra.

La vita ha vinto la morte. Possa vincere anche su di noi. Auguri.

Vincenzo Di Palo

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