Come Pane spezzato per il Mondo! – 28 aprile

Martedì della III settimana di Pasqua

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,30-35)

In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».

Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

“L’essenziale è invisibile agli occhi” diceva Antoine De Saint-Exupery nel celebre libro ‘Il Piccolo Principe’, e per noi Gesù è davvero quell’essenza visibile e non visibile che alimenta la nostra vita di fede.

Egli è pane nell’Eucaristia (si rende materia, cioè visibile), è presenza in quest’ultimo, che per fede accettiamo (invisibile appunto).

Se ci pensiamo il pane è qualcosa che quotidianamente sta sulle nostre tavole, è un elemento semplice ed essenziale, e non a caso Gesù lo sceglie per parlare di se stesso.

Eppure il pane è un qualcosa che in natura non troviamo così com’è, per ottenere una pagnotta dobbiamo assemblare più elementi, dobbiamo lasciare che tutto sia “armonizzato” dalla presenza del lievito, quasi ad indicarci che per avere un prodotto finale, buono, fragrante, che sazia, dobbiamo lasciare che ogni elemento sia ben dosato e faccia il suo corso.

Gesù è pane di vita, pane che dona amore, pane semplice, fragile, esigente per la nostra e l’altrui vita, e non a caso esorta i suoi ad essere lievito, cioè ad armonizzare la vita del mondo che li circonda per essere a loro volta pane spezzato per gli altri. Le parole del Signore sono – oggi – una via privilegiata alla riscoperta della nostra umanità, un invito a farci pane, direi quasi ad “eucaristizzarci”, non avendo modo di poterci nutrire del Signore.

E’ vero sentiamo il bisogno dell’Eucaristia, ma chiediamoci se il nostro bisogno è reale, chiediamoci se abbiamo concluso il nostro processo di lievitazione, se siamo in grado di poter amare come quel Pane eucaristico che veneriamo e desideriamo.

Uniamoci strettamente a Cristo con la sua Parola, meditiamola, facciamola nostra, è questo l’unico vero modo per poter crescere nell’amore, è quel processo lievitante che ci fa comprendere ancora la nostra debolezza in questo tempo di pandemia, non affrettiamo il nostro passo nel rientro alla normalità. Piuttosto esaminiamoci ancora su quando abbiamo da crescere nella fede oggi, per testimoniare meglio il Signore domani. Infondo questo digiuno – se proprio dobbiamo dirla tutta – è essenziale per ciascuno, affinché quel Pane di vita possa davvero far sentire che per noi è davvero essenziale.

don Dario Vacca

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