Studia! E…vedrai – 28 marzo

In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui.

Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!».

Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua.

Parola del Signore

“Studere studere, post mortem, quid valere?”, diceva un detto antico.  Per i non latinisti il significato è: dopo la morte a cosa servirà aver studiato tanto? A parte il significato lugubre, qualcuno pensa che anche studiare in vita non serva, che sia tempo perso. Gli scribi e i farisei (ecco, appunto!) facevano dello studio un fiore all’occhiello. La raccomandazione /rimprovero fatta al buon Nicodemo è proprio quella: “studia! E vedrai che non sorge profeta dalla Galilea!” Peccato che Nicodemo ci avesse visto giusto e il suo studio era servito quantomeno a richiamare i suoi fratelli “esperti” della Legge, ad un sano ed equilibrato buon senso. Purtroppo il buonsenso viene spesso sacrificato all’orgoglio anche culturale. E diverse persone spesso hanno la presunzione di affermare la propria “competenza” proprio perché hanno un titolo. Siamo nel tempo dei “camici bianchi”, degli esperti, dei dottori…spero che tutta questa pausa dalle varie attività ci faccia riflettere ad insegnare ai nostri giovani ad acquistare reali competenze, a finalizzare lo studio alla vita, a creare quella cultura del “dono” che è la reale esigenza del mondo di oggi. Ogni competenza e ogni conoscenza è finalizzata ad essere condivisa, non con senso di superiorità ma di servizio. Per questo, ragazzi, studiate e studiate bene, ma non pensate ai voti, pensate ad acquisire La sapienza della vita. Non è un 100/100 che vi rende colti ma l’onestà, la rettitudine, la bellezza e la capacità del dono.

don Raffaele Gramegna

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