Fede in Dio o fede in noi stessi? – 21 marzo

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 18,9-14)

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Carissimi, la liturgia di oggi sa di primavera, così come il cadenzare delle stagioni oggi ci richiama.
Questo testo sa di primavera perché è una ventata di novità per il nostro cuore, è un testo ricco di significato e soprattutto ricco di spunti di riflessione che dovremmo far fiorire dentro di noi.
Oggi l’evangelista Luca ci chiede di confrontarci con noi stessi, di “metterci difronte ad uno specchio” e chiederci: “ma quel è il mio rapporto con Dio?”, “come mi sto giocando questo tempo di grazia per stare un po’ con lui?”.
I due soggetti citati dall’evangelista ci aiutano a scoprire meglio come ciascuno può porsi nei confronti di Dio. Il primo: il fariseo, è una figura tra il comico e l’autoreferenziale. Egli non ha davvero intenzione di mettersi di fonte a Dio, non ha un cuore contrito, anzi…mostra alla misericordia del Padre quanto lui vale…ho fatto questo, ho fatto quest’altro, mi comporto così…ma soprattutto prende come metro di paragone la contrizione del pubblicano, che a capo chino non osa ne anche guardare verso quel cuore misericordioso pronto ad accoglierlo, ma consapevole di ricevere il perdono.
Spesso, e lo possiamo notare soprattutto in questo tempo nel quale tutto sembra esserci tolto, sembra quasi che ciascuno di noi voglia ostentare il proprio rapporto con Dio, faccia a gara per chi è il migliore, vogliamo coinvolgere quanta più gente possiamo nella preghiera per dire: “ecco ho coinvolto tot. gente nel mio rosario”, “ecco sto facendo pregare i miei figli”, “vediamo un po’ quante preghiere riesco a condividere sui social”, agli occhi di Dio talvolta sembriamo uomini e donne patetici, che riversano un falso amore per Lui, mostrando quell’amore narcisistico che teniamo nella nostra quotidianità nascosto e poco in vista! Usiamo gli altri per dirci, “ecco io prego più di lui, di lei” ci diciamo sottovoce che infondo non siamo così male nel nostro modo di approcciarci a Dio.
Poi c’è il pubblicano, pentito dei suoi gesti, delle sue azioni, di ciò che forse aveva detto, egli silenziosamente si rivolge a Dio chiedendoli perdono! Gesù parla del pubblicano come giustificato, Gesù ci parla di lui come un uomo davvero contrito ed in piena comunione con la misericordia di Dio. Forse quell’uomo aveva da chiedere perdono molto meno del fariseo, me è colui che comprende a pieno che nel cuore di Dio ci entra chi ha misericordia anche con se stesso, che il quel cuore grande, spazioso, dilatato fino all’inverosimile ci entrano non tanto coloro i quali mostrano la loro fedeltà a Dio, ma chi davvero sintonizza il suo cuore con il cuore del Padre.
Allora quest’oggi chiediamoci seriamente, con tutta onestà, qual è il nostro rapporto con il Padre, chiediamo di allontanare da noi la presunzione dell’essere migliori di altri, di mostrarci sempre perfetti ed impeccabili nella fede.
Facciamo nostre le parole ascoltate e accolte nel giorno delle ceneri, laceriamoci il cuore – come dice Isaia – non le vesti, ma soprattutto “quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.” (Mt 5,5-6)
Dio è amore e noi dovremmo amarci un po’ di più riconoscendoci fragili e peccatori, non perfetti davanti ai suoi occhi.
Una buona primavera dello spirito a tutti. Accolga il Signore ciò che siamo.

don Dario Vacca

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