Oltre alle due strutture della chiesa e del convento, il complesso di San Bernardino comprendeva anche un grande giardino sul lato sud-ovest e un agrumeto sul lato nord-est.

 

I DUE GIARDINI

I due giardini, annessi al demanio nel 1809 e non compresi nell’assegnazione disposta col decreto del 1813, in virtù del Concordato del 1818 tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli, erano ritornati a far parte dei beni ecclesiastici ed erano stati assegnati al monastero delle Suore Carmelitane di Santa Croce di Lucca in Napoli.

Con il Concordato era stato convenuto che i beni indemaniati nel 1809 e non ancora assegnati, o comunque alienati, dovessero essere restituiti alla chiesa, confluire nel patrimonio regolare ed essere assegnati agli Ordini religiosi senza tener conto della precedente titolarità.

Dopo la proclamazione del Regno d’ltalia, con decreto 7 luglio 1866 di Vittorio Emanuele II, furono soppressi gli Ordini e le congregazioni religiose regolari e secolar, e tutti i beni ad essi appartenenti furono devoluti al demanio dello Stato con l’obbligo dell’iscrizione di una rendita a favore del «Fondo per il culto», dell’ente, cioè, costituito per sopperire ai bisogni economici del clero.

I fabbricati dei conventi soppressi da questa e da precedenti leggi erano concessi ai Comuni o alle Province, per uso di ospedali, di scuole e di altre opere di pubblica utilità, mentre venivano acquistati definitivamente dai Comuni stessi e dagli altri enti assegnatari gli edifici monastici destinati agli usi predetti e già concessi in virtù di leggi anteriori.

 

LA CESSIONE AL COMUNE DI MOLFETTA

L’Amministrazione del fondo per il Culto nel 1868 consegnava al Comune di Molfetta, per uso dell’ospedale civile, i due giardini annessi all’ex convento degli Osservanti, mentre il Comune si impegnava, sotto pena di decadenza, a destinare gli immobili cedutigli agli usi di pubblica utilità cui essi erano precedentemente assegnati, ed a corrispondere un censo di lire 128,71 all’Amministrazione del Fondo per il culto.

Successivamente, insorsero due controversie giudiziarie tra il Comune e la Confraternita del Monte di Pietà: una riguardante l’attribuzione dei due giardini dell’ex convento degli Osservanti, l’altra relativa ai locali nel chiostro dello stesso convento adibiti a scuola elementare femminile.

 

LA CAUSA TRA IL COMUNE E IL MONTE DI PIETÀ

Nel 1885, quando ormai le due cause pendevano davanti alla Corte di Cassazione di Napoli, dopo vari tentativi di conciliazione, fu stabilita una transazione che poneva termine ad ogni lite pendente tra i due enti ed impegnava entrambi a desistere da ogni ulteriore rivendicazione.

Con l’atto di transazione-permuta al Comune di Molfetta veniva assegnata la parte del giardino grande confinante a mezzogiorno con la contrada Crocifisso, attuale via Felice Cavallotti, a ponente con l’attuale Corso Umberto, ed a settentrione con la nuova strada ad aprirsi, che poi avrebbe preso il nome di via Bartolomeo Maranta e che costituiva la linea di demarcazione tra le due parti.

All’ospedale civile, invece, veniva assegnata la parte del giardino grande a settentrione della futura via Maranta, il giardinetto degli agrumi ed i locali adibiti a scuola elementare femminile nel chiostro dell’ex convento.

Il Comune si impegnava a lasciare liberi questi locali entro l’inizio dell’anno scolastico 1892, mentre a carico di ciascun ente restava la quota proporzionale della rendita da pagarsi all’Amministrazione del fondo per il culto.

La parte dei giardini assegnata al Comune, inoltre, non perdeva la sua destinazione a scopi di pubblica utilità, e in particolare di istruzione e di beneficenza. Perciò, in caso di vendita totale o parziale, il ricavato si sarebbe dovuto utilizzare per gli stessi scopi che gli immobili alienati avevano prima della vendita.

Per questo motivo la parte più a sud del giardino grande, assegnata al Comune nel 1885, fu poi utilizzata per la costruzione dell’edificio del Liceo Classico, iniziata nel 1899.