Per una centralità del lavoro: riflessioni e prospettive della Dottrina Sociale della Chiesa

lavoro disoccupazione dottrina sociale della chiesa (7)Se volessimo dare una definizione del perché occorra lavorare e che senso abbia il lavorare potremmo sbizzarrirci in innumerevoli definizioni che vanno dal comico al serio. Se volessimo contestualizzare il significato del lavoro in ottica cristiana, potremmo far ricorso al compendio della Dottrina Sociale della Chiesa che al n. 263 afferma: «Il lavoro rappresenta una dimensione fondamentale dell’esistenza umana come partecipazione non solo all’opera della creazione, ma anche della redenzione».

 

Il lavoro nel piano salvifico di Dio

Il primo maggio del 1955 papa Pio XII propose ufficialmente la figura di san Giuseppe come modello per tutti i lavoratori. Attraverso la figura di San Giuseppe, la Chiesa fa memoria di Gesù che, entra nella nostra storia, nascendo da Maria per opera di Dio, ma crescendo con la presenza di san Giuseppe che gli insegna il suo lavoro. Gesù nasce e vive in una famiglia, nella santa Famiglia, imparando da san Giuseppe il mestiere del falegname, nella bottega di Nazareth, condividendo con lui l’impegno, la fatica, la soddisfazione e le difficoltà di ogni giorno.
Il lavoro fa parte del piano salvifico di Dio: è un elemento fondamentale della dignità della persona poiché, attraverso di esso, realizza se stessa e lo sviluppo della società nel conseguimento del bene comune.

 

Covid, nuove e vecchie problematiche

Ma cosa succede se il lavoro viene improvvisamente interrotto, perso o radicalmente modificato? Abbiamo sperimentato come la pandemia da Coronavirus abbia mutato le vicende della nostra esistenza, rivelando la nostra realtà più fragile. Ha fatto comprendere quanto sia importante la solidarietà, l’interdipendenza e la capacità di fare squadra per essere più forti di fronte a rischi e avversità.
Questa situazione ha aumentato, in molti casi, una condizione per la quale il lavoro è considerato una merce o una cosa, un semplice mezzo per il profitto di pochi, perdendo di vista il valore del lavoro come bene della persona, della famiglia, della società, della democrazia.

 

Smart working

lavoro disoccupazione dottrina sociale della chiesa (3)Per salvaguardare il lavoro e la continuità della catena produttiva dell’intero sistema “Italia”, si sono vagliate e realizzate forme di lavoro diverse, a cui si sono dovute adattare le imprese quanto la pubblica amministrazione. In particolare, l’emergenza Coronavirus ha reso quanto mai popolare e diffuso il termine inglese “smart working”.

Migliaia di lavoratori, hanno improvvisato postazioni di lavoro nel soggiorno di casa, nello studio, in cucina, nella camera dei figli. Una rivoluzione avvenuta senza preparazione, con i tempi stretti dettati dall’emergenza sanitaria.

Dopo l’euforia e l’entusiasmo con cui abbiamo accolto lo smart working, è subentrato un senso di stanchezza e per alcuni di repulsione per uno stile di vita che non ha orari né, soprattutto, le sincronie tipiche del lavoro in ufficio. Nella maggior parte dei casi, è avvenuto un mero trasferimento a casa dell’attività svolta fino a qualche giorno prima in ufficio. Sono emerse così una serie di difficoltà e mancanze legislative finora mai prese in considerazione.

Non è normato il diritto alla disconnessione: i lavoratori hanno operato tra le mura domestiche, isolati dall’azienda e dai colleghi, spesso in spazi che non sempre sono consoni e subendo, in taluni casi, gli svantaggi per la presenza in casa di bambini o anziani.

 

Il dramma del commercio, della ristorazione, dei servizi

lavoro disoccupazione dottrina sociale della chiesa (1)Purtroppo, altri hanno vissuto il dramma del lavoro in modo più pesante. Lavoratori in settori o attività a forte rischio (commercio, spettacoli, ristorazione, artigiani, servizi vari) sono entrati in profonda crisi alleviata in parte da misure di sostegno del governo.
Disoccupati, inattivi, lavoratori irregolari e lavoratori a nero stanno vivendo la situazione più difficile perché privi di welfare. Certo il governo ha bloccato i licenziamenti, ma quando il blocco verrà tolto la situazione diventerà realmente drammatica.

 

Prospettive

È auspicabile da subito una politica economica verso coloro che sono i più deboli e che faticheranno a reintrodursi nel mondo del lavoro capace di progettare programmi formativi e innovativi non solo assistenziali.

«Peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi», cosi Papa Francesco ci esorta a scoprire e percorrere sentieri inediti nelle politiche economiche e lavorative. Una ritrovata solidarietà tra stati nazionali ed una crescita della tecnologia potranno portare a una evoluzione del lavoro, rendendolo più attento alla cura delle relazioni della vita spirituale e del tempo libero di ciascuno. Ci sarà vero futuro ed innovazione solo se si riuscirà a preservare i diritti di ciascuno alle mutuate esigenze lavorative. Solo allora avremo un lavoro libero, creativo, degno e solidale.

 

a cura di Onofrio Losito, docente, già Direttore dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Sociale

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