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L’emergenza pandemia e la nostalgia della comunità

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Parrocchia san Bernardino Molfetta Domenica di Pasqua 2020 (6)«Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me» (Salmo 23). Queste sono state le parole che hanno accompagnato i miei giorni durante il lungo periodo di pandemia vissuto chiusi in casa con la mia famiglia. Nessun contatto se non virtuale, nessun abbraccio, nessuna carezza materna. Paura, timore, notizie, telegiornali, attesa, speranza e preghiera. Ciò che prima rappresentava per tutta la comunità parrocchiale, probabilmente, il momento più importante della settimana, la riflessione sul proprio essere cristiano e uomo, la consolazione alle nostre preoccupazioni, la luce sulle nostre scelte, il nostro ossigeno insomma, ci veniva sottratto in un momento.

È stato come un temporale improvviso: sette giorni prima di allora eravamo sul sagrato della chiesa per augurarci “buona domenica, ci vediamo presto!” e poi subito il niente. Irreale. Surreale. Uno strano nemico, invisibile, potente, cambiava la nostra vita costringendoci a mutare abitudini e a “silenziare” la squillante suoneria degli affetti. Ma, in modo ancor più subdolo, ci privava del forte legame d’amore che ci legava a Nostro Signore Gesù: l’incontro con la sua Parola e nella Santa Eucarestia. Senza Gesù Eucarestia è stato come vivere una lunga notte, senza fine, in cui ti senti frastornato, privato della “certezza della tua vita”, un po’ come i discepoli in barca in mezzo al mare in tempesta.

Credo che nessuno, mai, dimenticherà la Pasqua di quest’anno: una Pasqua diversa dalle altre, la Pasqua della meditazione e della preghiera silenziosa nel cuore. Una Pasqua in cui un uomo vestito di bianco benediceva Roma e il mondo da solo, accompagnato dal solo rumore della pioggia cui facevano eco le voci della preghiera silenziosa di migliaia di fedeli. Il distacco forzato da Gesù Eucarestia ha rappresentato per molti, moltissimi parrocchiani un rammarico così grande da sembrare un dolore quasi fisico. Ma il dover mantenere quella “distanza di sicurezza” da Gesù non ha fatto altro che spronare la Parrocchia a sentirsi ancora più unita, ancora più vicina, ancora più legata da immenso affetto. Ci si organizzava, allora, con i mezzi informatici più recenti per continuare a farci sentire una grande famiglia. Riunioni, lavori di gruppo, messaggi WhatsApp quotidiani del nostro amatissimo parroco don Pasquale (che a tutti – ma proprio a tutti – doveva far arrivare la certezza del messaggio di speranza e di consolazione per qualsiasi uomo e donna: «Io sono con voi»), la Messa della domenica trasmessa grazie ai nuovi canali di comunicazione. È stato il prodigarsi di tanti, per amore di tutti. Perché nessuno potesse continuare a sentire il dolore e la nostalgia profonda di vivere la lontananza da Gesù.

La Parrocchia ha reagito facendo sentire ancora più forte la sua presenza, la sua voce nei vicoli delle strade, la voce che spronava ad avere fede, la voce che ti faceva sentire che Gesù, ora, ancor più fortemente era unito a ciascuno, viveva le ansie e le sofferenze di ognuno. La nostra comunità, grazie al nostro Parroco e ai tanti meravigliosi collaboratori, faceva risplendere la presenza di Gesù e la fede in Lui laddove la paura risuonava. La celebrazione della Messa in streaming, il rosario meditato fra i parrocchiani attraverso i nuovi sistemi di comunicazione, l’invio di messaggi di preghiera carichi di significato hanno rappresentato ogni giorno per tutti, oltre che la gioia profonda di sentirsi accanto a Gesù, che mai ti abbandona, la consolazione di sentirci uniti. Io stessa e tanti parrocchiani rubavano qualche minuto per rifugiarsi in chiesa per pregare dinanzi a Gesù Eucarestia. Perciò, nulla è mancato a noi parrocchiani, a cui è stata donata sempre la Parola di Dio. Gesù Eucarestia ci è mancato profondamente, ma grazie all’impegno di tutti si è mantenuta viva la certezza che Dio era con noi: «Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).

Sara Panunzio

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