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Giovani e famiglia, recuperare le relazioni generative

famiglia (2)Parlare di giovani e famiglia vuol dire mettere a confronto le diverse età e fasi esistenziali, valutando con attenzione le cosiddette relazioni generative, importanti perché aiutano il tramandarsi delle tradizioni, delle conoscenze, delle regole e dei valori. Non si tratta solo di uno scambio unilaterale, da grandi a piccoli, ma di uno scambio reciproco: i piccoli trasmettono ai grandi l’entusiasmo, la vitalità, la voglia di vivere e anche conoscenza (ad esempio, sono i giovani che insegnano ai più grandi la conoscenza informatica e tecnologica). Eppure, quello che oggi manca è proprio lo scambio di relazioni fra generazioni, quelle relazioni forti che devono instaurarsi in primo luogo in famiglia, nelle parrocchie e nella società.
Quando ero piccola mia madre, mio padre, i miei nonni, gli zii erano i detentori della conoscenza: da loro noi bambini apprendevamo le regole, i valori, lo stile di vita, le buone maniere, la religione, l’amore per il bene comune.  on si servivano di grandi discorsi: il loro insegnamento era fatto di gesti concreti nei modi di fare, di essere, di pensare. Quello che si diceva o si faceva diventava insegnamento. Il pane non si buttava, se cadeva per terra si raccoglieva e si consumava ugualmente, la parola data si suggellava con una stretta di mano, si sanciva un impegno inscindibile che nessuno poteva sciogliere. Il rispetto per le persone anziane, le donne i bambini, gli stranieri e gli ospiti erano regole ferme non derogabili, a cui tutti si attenevano. Il padre, il capo famiglia, per primo rispettava tali
regole e le metteva in pratica. Si può dire che il bagaglio di informazioni (l’internet) della mia generazione erano la nonna, le zie, la maestra, e quello che loro insegnavano nessuno osava mettere in dubbio. Le serate si trascorrevano in casa della nonna, che era il luogo dell’incontro, delle connessioni autentiche, dove si confrontavano i vissuti di ognuno e i problemi sembravano meno difficili da risolvere grazie al fecondoconfronto.
Come si vive oggi in famiglia? E quali scambi avvengono in essa tra le diverse generazioni? Tutti hanno tanto da fare, piccoli e grandi, bambini e adulti corrono in un vortice frenetico e inarrestabile. I genitori e anche i nonni lavorano, i figli trascorrono il loro tempo fuori casa, tra la scuola e le numerose altre attività, costantemente impegnati: forse ci si responsabilizza prima, ma si vive una profonda solitudine. Le giornate, anche se piene di impegni, lasciano poco spazio alle relazioni, allo svago, al dialogo. Talvolta non si riesce nemmeno a consumare un pasto tutti insieme durante la giornata. Questa è la semplice constatazione dei fatti.
famiglia (1)Eppure, la famiglia è il luogo privilegiato in cui apprende lo stile di vita, quello descritto da Papa Francesco nella Esortazione Apostolica «Laudato Si»: il Santo Padre afferma che nella famiglia si apprendono le buone abitudini, si impara a dire “grazie” per quanto ricevuto, si apprende il rispetto per l’altra persona, per il creato e per la natura, il giusto valore da conferire alle diverse situazioni e problematiche, si fa esperienza di accoglienza e si comprende il verso significato del donarsi senza ricevere nulla in cambio.
Dobbiamo impegnarci tutti a recuperare questo modello di famiglia, da applicare poi in tutti i luoghi della nostra esistenza: solo così saremo capaci di generare un nuovo Umanesimo. Non ci scoraggiamo perché, comunque, oggi un seme buono è ancora vivo nella nostra realtà: sono i tanti, tantissimi giovani e giovanissimi che si impegnano ogni giorno in azioni di volontariato, operano nelle parrocchie per l’educazione dei piccoli, tanti gli educatori ACR e gli animatori di Giovanissimi, come anche i catechisti. Sono una schiera infinita di giovani ricchi di valori, capaci ancora di trasmetterli ai più piccoli. Parlo, per altro, con una nota di orgoglio, della grande famiglia dell’Azione Cattolica Italiana di cui faccio parte e in cui, ancora oggi, si prova a mettere insieme il modello di famiglia che ama e si prende
cura degli altri.

Marta Binetti (Responsabile Settore Adulti AC Diocesana)

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