Ancora nessun commento

Convegno Regionale di AC, crescere come giovani adulti: educare, scegliere, essere responsabili

Giovani adulti, come educarli a vivere le situazioni della vita. Ripartire, dall’educazione all’attesa, alla speranza, alla responsabilità e all’ascolto. Come essere educatori. Cosa vuol dire scegliere: essere creativi e ascoltare la voce dello Spirito Santo.

Convegno regionale AC ottobre 2015 (2)Numerosi sono stati gli spunti di riflessione e le metodologie di applicazione comportamentale che il Convegno Regionale di Azione Cattolica «L’avventura del crescere. Opportunità e scelte per diventare ed essere adulti», tenutosi lo scorso 11 ottobre a Gravina di Puglia, ha offerto ai partecipanti. Per l’occasione sono stati previsti diversi momenti: da un lato la Delegazione regionale e il Comitato Presidenti diocesani hanno preparato l’incontro-festa regionale del prossimo giugno 2016, dall’altro la mattina si sono svolti il Convegno Regionale Giovani/Adulti, l’incontro regionale delle Equipe diocesane ACR, l’incontro regionale del MSAC (Movimento Studenti di AC) e l’elezione degli incaricati regionali del MSAC.

In particolare, il Convegno regionale è stato focalizzato sulla realtà dei giovani adulti, sulle modalità che si potrebbero applicare per aiutarli e accompagnarli nella crescita in una società contemporanea secolarizzata, relativistica e sempre più confusionaria. «Appare evidente come il comportamento dei nostri giovani sia caratterizzato da sentimenti si sfiducia e timore che determinano, di conseguenza, atteggiamenti di non-impegno e scelte di situazioni accomodanti. Infatti, le parole crescita, maturazione, adulto, scelta, responsabilità, scelta, impegno possono provocare nei giovani proprio i sentimenti di angoscia, ansia, timore – ha spiegato nel primo intervento il prof Luigi Russo dell’Istituto  IRCCS “E. Medea” di Brindisi, psicologo e psicoterapeuta -. Perciò, è importante puntare sull’educazione, occupandoci dei significati che il giovane adulto conferisce al contesto attuale e alle sue molteplici situazioni». Educare vuol dire insegnare ai giovani adulti come vivere e abitare le nuove situazioni di disagio: «bisogna educare a gestire e non avvilire il giovane adulto – ha continuato il prof. Russo -, sempre più preda di sentimenti come assenza, precarietà e disagio, emozioni come demotivazione e ansia, fretta nelle scelte e atteggiamenti del tipo “non sono in grado”, “non mi fido”, “prendo ciò che ho”, “meglio cullarsi”».
È necessario ripartire, dunque:

1. dall’educazione all’attesa, ovvero dal saper abitare il disagio;
2. dall’educazione alla speranza, ovvero far capire che desiderare è saper stare in una situazione di disagio e attendere/sperare, dando così spazio agli altri: in questo modo, si può annullare il dilagante egocentrismo e favorire l’allocentrismo e la condivisione del desiderare;
3. dall’educazione alla responsabilità, all’ascolto dell’altro (empatia, ovvero capire cosa prova l’atra persona da un punto di vista cognitivo ed emotivo), all’essere comunità e a rispettare le cose perché sono di tutti.

Convegno regionale AC ottobre 2015 (3)Perciò, un educatore e, in particolare, un educatore di Azione Cattolica dovrebbe avere un atteggiamento esplorativo e non solo esplicativo, ha concluso il prof. Russo, perché «un esploratore educatore sonda i significati delle emozioni dell’altro, motiva le scelte, non costringe, non impone un solo punto di vista e ipotizza soluzioni diverse, dando una alternativa di lettura». Ma cosa vuol dire essere adulti e operare delle scelte, ovvero fare discernimento? Scegliere ascoltando la volontà di Dio: una frase che potrebbe sintetizzare l’intero intervento del prof. Giovanni Grandi, professore di Filosofia Morale all’Università degli Studi di Padova.
Spiegando alcuni passaggi della «Repubblica» di Platone e la «Summa Theologia» di Tommaso D’Acquino, che racchiude gran parte dei concetti chiave dell’antropologia cristiana, ha affermato che «l’uomo è libero di scegliere ed è padrone di quello che fa», essendo stato creato a immagine di Dio. Se l’uomo è “immagine di Dio”, allora anche l’uomo è contraddistinto dalla dinamica della creatività, cioè «può scegliere e creare cose nuove che sono buone e in cui si riconosce come creatura».
«Una scelta è buona quando è pienamente creativa. Per prendere delle buone decisioni è opportuno ascoltare ciò che si muove dentro, il proprio spazio di comprensione interiore: capire, insomma, se la scelta da operare è “cosa buona e giusta”, se ciò che facciamo è volontà di Dio – ha meglio spiegato il prof. Grandi -. Occorre fare un vero e proprio esercizio spirituale, ascoltando la voce del Signore a prescindere da quello che possono essere i pensieri del momento o le emozioni. Dobbiamo educare ad educarsi ad ascoltare l’interiorità».
Per capire, poi, la bontà di una scelta si possono ascoltare i segnali della vita, «come sono andate le cose»: se ci sono stati ripensamenti, quali sono state le reazioni del contesto (ascoltare gli altri, crescere in sapienza come comunità), quali sentimenti quella scelta ha provocato. «La scelta è stata buona se si è creato qualcosa di buono, se ha determinato un sentimento di gioia – ha concluso il prof. Grandi -. Scegliere da adulti cristiani vuol dire non solo operare delle scelte creative, cioè buone e conformi alla volontà del Signore, in ascolto della Spirito Santo, ma anche saper discernere senza andare a casaccio tra i propri sentimenti».

Nel pomeriggio, dopo un momento di convivialità comunitaria e la celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Giovanni Ricchiuti, vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, si sono svolti interessanti workshop sui temi del lavoro, dell’attivismo socio-politico, della sessualità, dell’impegno associativo e della vita spirituale per i giovani adulti.

di Marcello la Forgia (Responsabile Equipe parrocchiale delle Comunicazioni Sociali)

Invia un commento

Created with Visual Composer