Il colore del Camerun in mezzo a noi

“La Misericordia di Dio viene riconosciuta attraverso le nostre opere”. E’ quanto ha affermato Papa Francesco durante l’Angelus del 6 settembre dello scorso anno, alla vigilia dell’apertura dell’anno giubilare. E con particolare riferimento alle opere, il Papa ha rivolto un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo accogliendo una famiglia di profughi, “un gesto concreto in preparazione all’Anno Santo della Misericordia”.

La comunità parrocchiale “Madonna della Pace”, accogliendo l’invito del Santo Padre, ha prontamente aperto le porte della canonica ad una famiglia camerunense, giunta a Molfetta lo scorso fine settembre, grazie all’adesione del nostro Comune al bando SPRAR (Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) del Ministero dell’Interno. Si tratta di un progetto di seconda accoglienza finalizzato all’integrazione sociale ed economica di soggetti già ritenuti beneficiari di una forma di protezione, quali rifugiati o titolari di una protezione sussidiaria o umanitaria.

La famiglia, composta dal papà André Marie, dalla mamma Cristiane e da tre splendidi bambini, Gustave di 11 anni e dai gemelli Pierre e Déchateau di circa 5 anni, ha già cominciato un percorso di integrazione all’interno della nostra comunità con grande gioia dei bambini, curiosi, entusiasti e desiderosi di conoscere e sperimentare realtà nuove e differenti dalle proprie. Gustave, il figlio maggiore, frequenta la scuola media e, nonostante le difficoltà oggettive dovute alla scarsa conoscenza della lingua italiana, non si perde d’animo e lascia trasparire tanta gioia e vitalità in tutte le sue azioni. I gemelli, invece, hanno intrapreso il loro percorso didattico presso la scuola materna. Non conosciamo la storia di questa famiglia. Non sappiamo esattamente da quali problemi siano fuggiti e in quale realtà vivevano. Il loro percorso di integrazione è affidato, nello specifico, alla cooperativa “Oasi 2” di Trani che, con l’ausilio di educatori e psicologi, segue da vicino le vicende personali di queste famiglie.

La nostra comunità guidata dal suo parroco, don Angelo Mazzone, ha voluto compiere un piccolo gesto concreto, sperando di poter promuovere, soprattutto tra i giovani, una cultura di accoglienza che superi le differenze di colore e di cultura e apprezzi la diversità, la multiculturalità e la gratuità del servizio in un’ottica di sincera comunione fraterna.

L’anno giubilare volge al termine ma, André e Cristiane continueranno ad essere ospiti della nostra comunità ancora per un po’. Saranno, perciò, “faro”, la cui luce ci rinvierà (anche negli anni a seguire) al Giubileo del 2016 e motivo di “giubilo” per ciò che ancora faremo e condivideremo con loro. Agli occhi dei tanti l’accoglienza di questa famiglia potrà apparire un gesto di scarsa importanza ma chi crede ha l’obbligo di andare al di là delle apparenze per cercare, nei volti di questi nostri fratelli color cioccolato, il volto stesso di Cristo e comprendere che ogni buona azione che parte dal cuore è dono di Dio, è Grazia, è Amore. Se riusciremo a scorgere l’azzurro oltre le nuvole avremo la certezza che Misericordia è il secondo nome dell’Amore e comprenderemo in pieno le parole del Vangelo: “Tutto quello che avete fatto ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me” (Mt, 25, 40).

 

di Nora Caputi

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