Don Cosmo Azzollini

Biografia di don Cosmo Azzollini

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copertina luce e vita

12 settembre 1913: Don Cosmo nasce a Molfetta da Nicolò e Maddalena Salvemini, quartogenito di dieci figli, in via Margherita di Savoia 33. Terminato il corso di studio elementare, durante la 7^ classe del corso post-elementare, manifesta ai genitori la sua vocazione sacerdotale; nonostante la rigida opposizione del padre, miscredente e anticlericale, nel 1927, a 14 anni, entra in seminario.

24 luglio 1937: viene consacrato sacerdote dal vescovo Mons. Achille Salvucci. Dopo l’ordinazione sacerdotale è incaricato come Padre Spirituale e professore di lettere e disegno al Seminario  Vescovile, nonché Assistente ecclesiastico della sezione maschile “Pier Giorgio Frassati” presso la parrocchia S. Cuore di Gesù.

1° ottobre 1938: si insedia nella parrocchia di S. Corrado (Duomo vecchio) come vice-parroco ed assistente di A.C. della sezione maschile “Saverio de Simone”, incarichi che mantiene sino al 1942, quando il vescovo lo nomima Assistente diocesano della Gioventù maschile di Azione Cattolica (GIAC).

14 maggio 1944: in piena guerra mondiale apre in via Tenente Fiorino 19 un oratorio per ragazzi e per giovani intitolato a S. Filippo Neri: c’è solo un piccolo cortile e alcuni locali di palazzo Cappelluti. L’oratorio accoglie ragazzi di strada (sciuscià) e del vicino quartiere, che in pochi anni arrivano ad essere più di 500.

Nel 1951 l’oratorio si trasferisce nell’attuale sede di via Mascagni, al rione Case Popolari, dove  don Cosmo realizza, con sacrifici personali, immani un progetto per l’educazione umana e cristiana della gioventù molfettese, progettando e costruendo  una serie di edifici forniti di cappella, cinema-teatro, cortile per giochi, casa canonica ed infine una chiesa parrocchiale (quella attuale) che non avrebbe mai visto.

12 gennaio 1966, muore all’età di 53 anni

Sono trascorsi 100 anni dalla nascita di don Cosmo Azzollini, fondatore dell’oratorio san Filippo Neri di Molfetta. Per un caso certamente non fortuito il suo nome continua a destare simpatia e riconoscenza in coloro che lo hanno conosciuto.

Dentro la chiesa “ufficiale” rimane la sua figura di “santo prete”, al di fuori di essa vive il ricordo del prete povero e coraggioso, amico dei giovani e dei ragazzi.

Fondò l’oratorio nel 1944, in piena guerra mondiale, circondato da orrori materiali e morali indicibili. Seppe, però, in quegli anni, essere un punto di riferimento preciso per tanta gioventù molfettese, ma soprattutto per gli “sciuscià” che trovarono in lui non solo il prete, ma un padre.

Negli anni del dopo-guerra si adoperò a che il suo oratorio fosse scuola di dottrina e luogo di sani divertimenti, ma anche una seconda casa, dopo quella familiare, dove il giovane imparasse ad essere “uomo”, non dimenticando di essere “cristiano”. Per attuare ciò mendicò porta per porta, costruì mattone su mattone, non risparmiando sacrifici e rinunce personali sino alla morte.

Dare un giudizio sulla sua vita è opera soltanto di Dio, nel cui cuore non ci sono misteri. La sua vita però merita di essere ricordata non per mera curiosità umana e neppure per esaltarne doti e virtù, o per criticarne i difetti (che pure aveva).

Egli ha lasciato “un segno” in questa città, ne ha caratterizzato un periodo storico ben preciso insieme a uomini degni, come Mons. Achille  Salvucci e don Ambrogio Grittani, che tanta parte ebbero nella sua esistenza. Don Cosmo fu un prete ortodosso e rigoroso fin quasi all’eccesso, moralista fin quasi a sfiorare il moralismo, obbediente senza tentennamenti e senza tentazioni.

Ma è stato pure un prete anticonformista in un’epoca conformista. La sua vita sta a testimoniare quanto sia ardua, molto più ardua di quanto siamo abituati a pensare l’esperienza di chi abbia deciso di prendere sul serio Cristo. Egli appartiene a quel genere di cristiano che prende alla lettera la consegna evangelica “vieni e seguimi!”. Uomo ilare, ha servito Dio in letizia, facendosi giovane coi giovani.

Questi furono sempre l’oggetto delle sue gioie e preoccupazioni, ma soprattutto l’oggetto del suo coraggio e della sua fede per amarli.

Egli ha creduto nelle infinite possibilità racchiuse nel loro cuore  divenendo per essi un amico.

“Si cresce bene per coloro da cui si è amati. Ciò per cui si è riconoscenti ad una persona che ci ama è che essa ha saputo credere abbastanza in noi perché noi si possa osare di essere con lui migliori, affettuosi, vulnerabili e generosi come non lo eravamo mai stati con nessun altro” (Louis Evely).

Mi sembra che don Cosmo ancora oggi di fronte a problematiche giovanili drammatiche come la droga, l’emarginazione, lo sfruttamento, la povertà, l’ignoranza, possa insegnarci non la paura dell’azione né la codardia della rinunzia, ma il coraggio dell’azione.

 a cura del dott. Michele Zanna