#ACasaconlaParola | 26 aprile 2020

Cari parrocchiani,

 

torno a scrivervi, sostituendo in qualche modo la mia presenza che per un po’ è stata visiva, attraverso le dirette streaming delle ultime celebrazioni. Come state? Ve lo chiedo ancora una volta; non è scontato; questo tempo di quarantena credo stia pesando un po’ a tutti. Sono convinto che stiate stringendo i denti conservando le vostre energie per il dopo. Mi auguro che abbiate reso proficuo questo tempo ‘lento’ di vita. Sono anche certo, che le preoccupazioni che abitano la vostra mente, in questo momento storico sono tante. Non preoccupatevi: insieme ce la faremo. Il Signore ci è accanto. Meditate il Vangelo di oggi. Ci parla della sua presenza, della sua compagnia. Egli è vicino a ciascuno. Lui cammina con noi.   

Buona preghiera e buona domenica.

Vincenzo Di Palo

Terza Domenica di Pasqua 26 aprile 2020

 

 Ascolta la Parola del Signore dal Vangelo di Luca 24,13-35

 

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.

Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».

Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.

Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».

Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

 

Medita

Quando si parla della vita e la si esprime in categoria si dice tra l’altro che essa è un cammino, un percorso a volte ad ostacoli, con successi e sconfitte, mete da realizzare e tante altre ancora da raggiungere. E il senso della vita è il contenuto del cammino: si cammina vivendo, si vive camminando; la strada ne diventa il luogo e l’ora.  Il dopo-resurrezione, che contiene anzitutto le apparizioni del Cristo, mette in luce la bellezza di un incontro dentro un cammino: il racconto dei discepoli di Emmaus. Ci si potrebbe addentrare nel significato eucaristico con la cena che sublima questo incontro. Qui si vuole capire soltanto l’importanza della prima parte del racconto: il cammino; e, dunque, la sua perenne attualità. I due discepoli, nel tratto Gerusalemme – Emmaus, incontrano il Risorto. È un cammino di ritorno il loro, senza entusiasmo, carico di delusione per aspettative non esaudite, per progetti infranti, per salvezze non realizzate, per attese vittorie ora divenute sconfitte. Gesù, si presenta, si affianca, «camminava con loro». Li guarda, li ascolta e parla con loro. Il contenuto è la storia della salvezza che in Lui è divenuta presenza e compimento. Si fa vicino, prossimo a questi due discepoli; parla più con gli occhi che con le labbra; non vuole insegnare; solo far riflettere. E ci riesce. Infatti, i due sono pervasi da consolazione, comprensione esatta degli eventi; hanno capito, ma prima hanno sentito: calore, vicinanza, affetto. Il Risorto continua oggi a percorrere le strade del nostro mondo, incontrando volti e storie. Lo trovi ovunque: nel cammino di ogni persona, religiosa e non. È nei musei dove l’arte di ogni secolo parla di Lui e nei pressi di una metropolitana dove una fuori di testa issa la testa di un bimbo, a ricordo di un Dio issato su una croce; si fa accanto ai profughi che scappano dal loro Paese, camminano – un cammino spesso senza meta -, abitanti del mondo con diritto di cittadinanza, ma espropriati, costretti a fuggire dalle loro terre, e poi cacciati dalle nuove. Lo incontri nell’intimità di due sposi dove la vita si concepisce e nel laboratorio di una fecondazione artificiale per una vita pianificata a tavolino, frutto di amore (?) o di egoismo. Si affianca alle famiglie, ne incoraggia il cammino; ascolta i desideri paterni di madri e materni di padri dove la voglia di genitorialità ha il sopravvento sui diritti dei nascituri, dove la cultura offusca la natura. Cammina con i sognatori, si accompagna ai disperati. Percorre la città dove affamati e ingordi forzatamente convivono.  A tutti, uomini e donne, che amano vivere e far vivere, governanti e sudditi, Gesù ridona il senso della vita, i suoi diritti e i suoi doveri; dà il significato vero e giusto alle cose; tiene a cuore questo mondo, che spesso si incarta nelle alternanze di ragioni differenti con scelte contraddittorie rispetto ai valori. Solo il cuore, quello del Risorto potrà far sentire, prima di far capire, la necessità del rispetto per ogni individuo, le parole della vita, i doveri dell’amore.

Che si ascolti il Risorto. Che si incontri la persona. Che si torni a sperare.

 

 

Prega

Ti preghiamo o Signore, in questo tempo dai tratti incerti, di angoscia, di paura. Non permettere che cediamo al pessimismo. Con le tue parole guida la nostra mente; con la tua presenza orienta il nostro cammino. Ai discepoli di Emmaus hai ri-dato il senso della vita. Fallo anche a noi. Si tratta, infatti, di reinventarci per i tempi a venire. In questi giorni, abbiamo ri-pensato ai nostri rapporti, alle scelte compiute. Molte cose sono state confermate; altre eliminate, perché abbiamo capito la loro inutilità. La strada necessaria verso l’essenzialità ci porti alla comprensione del valore della vita in sé: è il più grande dono che ci fai. Aiutaci a custodirlo e a preservarlo dal male. Amen.

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