17 settembre 2017 – XXIV Domenica del Tempo Ordinario

Un uomo che resta in collera verso un altro uomo, come può chiedere la guarigione al Signore? Lui che non ha misericordia per l’uomo suo simile, come può supplicare per i propri peccati?

XXIV Domenica del Tempo Ordinario, Anno A

Matteo 18,21-35; Sir 27,30-28,7; Sal 102; Rm 14,7-9

di don Pino Germinario

Jeronimus Wierix, La parabola sel servo spietato, 1553 ca, British Museum Catalogue

Jeronimus Wierix, La parabola del servo spietato, 1553 ca, British Museum Catalogue

Quanto il cielo è alto sulla terra,
così la misericordia di Dio è potente su quelli che lo temono;

quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe. (Sal 102)

La prima cosa che si comprende dal testo del Vangelo è che la misericordia di Dio è piena e incondizionata e PRECEDE ogni nostro atteggiamento.
Non è che il Signore, prima di venire nel mondo e prima di dare la vita per noi, ci ha chiesto di essere santi.

Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. (Rm 5,8)

Ecco dunque che il Re della parabola di fronte alla preghiera del servo che gli deve una somma enorme e che chiede più tempo per pagare, subito, senza condizioni, va oltre la richiesta e gli condona tutto il debito.
Solo dopo aver manifestato il suo amore e la sua misericordia, il Signore chiede che, secondo le nostre possibilità, manifestiamo verso gli altri l’amore e il perdono che abbiamo ricevuto da Dio.
Se noi non abbiamo questa disponibilità, ostacoliamo, blocchiamo, poniamo una diga che sbarra il flusso della misericordia di Dio.
Così il servo rifiutandosi di esaudire la preghiera di un altro servo che gli doveva una somma molto più piccola di quella che lui doveva al Re, pone il Re nella condizione di revocare il condono grande che gli aveva fatto.

Così insegna anche il Libro del Siracide (1 lettura)

Perdona l’offesa al tuo prossimo
e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati.
Ricorda i precetti e non odiare il prossimo,
ricorda l’alleanza dell’Altissimo e dimentica gli errori altrui.

Il Salmo responsoriale ci invita a seguire il Signore che è buono e grande nell’amore: Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe.

Per questo anche noi siamo chiamati ad usare verso gli altri non la bilancia della giustizia, ma quella infinitamente più grande della misericordia: Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

O Dio di giustizia e di amore,
che perdoni a noi se perdoniamo ai nostri fratelli,
crea in noi un cuore nuovo
a immagine del tuo Figlio,
un cuore sempre più grande di ogni offesa,
per ricordare al mondo come tu ci ami.

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