7 maggio 2017 – IV Domenica di Pasqua

LA CHIESA IMMAGINATA COME RECINTO DELLE PECORE LA CUI PORTA È CRISTO
EGLI IN QUANTO DIO E UOMO È L’UNICA PORTA
CHE METTE IN COMUNIONE DIO E GLI UOMINI

IV Domenica di Pasqua, Anno A

Gv 10,1-10; At 2,14a. 36-41; Sal 22; 1 Pt 2,20b-25

di don Pino Germinario

Il Buon Pastore, Cripta di S.Lorenzo Fuori le Mura, Roma

Il Buon Pastore, Cripta di S.Lorenzo Fuori le Mura, Roma

Il Cristo risorto ha effuso lo Spirito Santo sui discepoli formando la Chiesa che appare, nel vangelo di Giovanni, come il recinto delle pecore in cui Cristo è insieme la Porta e il Pastore.
Gesù è l’unica Porta della Salvezza.
Per mezzo di Lui, Dio fatto uomo, Il Signore si è fatto vicino prendendo la nostra condizione umana fino alla morte e alla morte di croce.
Per mezzo di Lui uomo risuscitato dallo Spirito di Dio, la nostra umanità divinizzata siede alla destra del Padre.
Per mezzo di Lui lo Spirito di Dio fluisce nella chiesa e opera incessantemente attraverso la Parola e i Sacramenti.

24Egli invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. 25Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore.
26Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli. (Eb 7)

Gesù è l’unico Pastore e l’unico Sacerdote del nuovo popolo di Dio.
I sacerdoti nella Chiesa sono chiamati e scelti per rappresentare Cristo nella comunità, operano in Suo nome, lo rendono presente, dicono le Sue Parole, compiono i Suoi Segni.
L’ordinazione sacerdotale li configura, li rende capaci in modo particolare di rendere presente Cristo nella comunità.
Attraverso il sacerdote è Cristo che presiede, che consacra, che perdona, che si rende presente nei momenti importanti della vita di ogni cristiano.
Sia i sacerdoti che i fedeli devono riferirsi e seguire sempre e soltanto Gesù Cristo, altrimenti non potranno mai giungere né portare gli altri alla salvezza e alla partecipazione alla vita di Dio.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

Per questo è di vitale importanza, come diceva Pietro ai suoi ascoltatori a Gerusalemme, che ciascuno si converta veramente e concretamente a Cristo e viva secondo lo Spirito che ha ricevuto nel Battesimo.

Il Salmo 22 “Il Signore è il mio pastore” viene riletto in chiave sacramentale:
ad acque tranquille mi conduce. Rinfranca l’anima mia.
Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo; il mio calice trabocca.
L’acqua richiama il Battesimo, l’olio richiama il crisma e la mensa e il calice richiamano l’eucarestia.

Cristo, scrive San Pietro nella seconda lettura, patì per noi lasciandoci un esempio perchè ne seguiamo le orme.

Egli portò i nostri peccati nel suo corpo
sul legno della croce, perché,
non vivendo più per il peccato,
vivessimo per la giustizia;
cioè per la volontà di Dio che ci chiama e ci dà la capacità di essere giusti.

L’iniziativa salvifica di Dio ha incontrato l’uomo.
Chiunque vuole raggiungere Dio dovrà prendere Gesù come unica via e vita; quanti vivono nella chiesa, ovile e gregge di Cristo, devono sapere che l’amore vero, ad imitazione del buon pastore, porta il sigillo del dono della vita ai fratelli.

O Dio, nostro Padre,
che nel tuo Figlio ci hai riaperto
la porta della salvezza,
infondi in noi la sapienza dello Spirito,
perché fra le insidie del mondo
sappiamo riconoscere la voce di Cristo,
buon pastore,
che ci dona l’abbondanza della vita.

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